Il consigliere alla «fiorentinità» e il lampredotto
Caro direttore, ho letto con un po’ di amarezza l’articolo di ieri sulla mia nomina a consigliere per la valorizzazione della fiorentinità e sull’evento del panino gigante al lampredotto. Amarezza, sì, perché trovo quanto meno un po’ «amaro» mettere sullo stesso piatto uno dei nostri prodotti locali più rappresentativi e tradizionali come il lampredotto e il tema «mangificio». Amarezza perché nei 5 anni di Presidenza della commissione cultura del Q1 mi sono prevalentemente occupato di riportare i cittadini a riappropriarsi di spazi pubblici attraverso centinaia di attività gratuite (oltre 300 in 5 anni), tante iniziative che in passato proprio sulle vostre pagine hanno trovato spazio, come le proiezioni in piazza del Carmine per i film cult della commedia, Firenze per Boboli (il corteo della repubblica Fiorentina in Boboli) o ancora il carnevale storico di Santa Croce, evento che coinvolge tutto il quartiere di Santa Croce e centinaia di bambini ogni anno. Così come avete dedicato spazio a diverse mie battaglie di valorizzazione e tutela della Fiorentinità, quella per la farmacia di San Felice , oppure la richiesta di una legge speciale a tutela del nostro centro storico sul tema del cinema Eolo. Un lavoro che va proprio nell’ottica della «difesa della propria storia, dei valori e dell’identità», come scritto nell’articolo di ieri. Spiace che però in quel pezzo tutto questo non sia emerso.
L’evento del panino al Lampredotto più grande del mondo andava proprio in questa direzione: valorizzare e tutelare un nostro prodotto locale, simbolo di condivisione ed essenza di fiorentinità autentica, ma anche lanciare, in maniera goliardica, un contrasto proprio a quello che viene denominato mangificio a cui i nostri trippai/chioschi, con lavoro e sacrificio (per mantenere alta la qualità), resistono. Vogliamo evitare ogni evento che valorizzi prodotti locali e della nostra tradizione, anche alimentari? Per cui l’Olio, il Vino Chianti, la schiacciata alla Fiorentina... Oppure possiamo, e credo dobbiamo, fare una distinzione netta tra chi promuove e tutela la nostra storia e tradizione e chi la annacqua solo per mero profitto? Perché il rischio, in questo, è quello di buttare via il bambino con l’acqua sporca. Il rischio è quello che per contrastare il famigerato mangificio, di cui anch’io subisco l’effetto essendo residente in centro, non si tuteli quello che invece va salvato, anzi valorizzato. Da qui nasce l’idea di un Festival dedicato alla promozione della nostra cultura popolare e tradizionale. Sono felice, quindi, che l’assessore Gianassi abbia accolto l’invito all’evento sul lampredotto e che il sindaco, in accordo con l’assessore Vannucci alle tradizioni popolari, abbia voluto riconoscere l’importanza della valorizzazione e promozione della fiorentinità dandomi questo incarico, perché ha dato così forza e valore al lavoro fatto in questi anni e ha posto l’accento su un tema davvero importante che spesso trova spazio sulla vostra testata. Una fiorentinità fatta di tanti aspetti che meritano attenzione e riconoscimento.
L’articolo di Carlo Nicotra non era dedicato alla nomina del consigliere Mirco Rufilli, ma alla serata dedicata al panino con il lampredotto. In una città assediata (o, peggio, devastata) dal mangificio pensiamo che potrebbero esserci spunti culturalmente più significativi per valorizzare la «fiorentinità». (p.e.)