Corriere Fiorentino

Gli amici, le donne e quei collezioni­sti che ci videro lungo

- Valeria Ronzani

Il 24 gennaio 1920 moriva a Parigi a 36 anni Amedeo Modigliani. All’Hôpital de la Charité, per una meningite tubercolar­e, lo stesso male che già lo aveva colpito da ragazzo. Lui moriva e una leggenda nasceva. Nel centenario della morte Livorno, dove Modigliani era nato il 12 luglio 1884, lo celebra con una grande esposizion­e a lui dedicata. Dal 7 novembre al 16 gennaio 2020 la mostra Modigliani e l’avventura di Montparnas­se. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre espone 14 dipinti e 12 disegni di Modì, oltre a un centinaio di artisti che condiviser­o con lui l’unica, incredibil­e avventura artistica parigina di quegli anni. Fra Montmartre e Montparnas­se, ecco Guillaume Apollinair­e, Chaïm Soutine, Paul Guillaume, Blaise Cendrars, Andrè Derain e Maurice Utrillo. A Parigi c’era pure Picasso per cui Modigliani provava un rapporto di odio-amore. Amedeo era quarto e ultimo figlio di Flaminio Modigliani ed Eugenia Garsin, famiglia ebrea di origine romana il padre e sefardita da Marsiglia la madre. A Livorno, citando il curatore Marc Restellini, «ha sviluppato la sua capacità creativa e lo spirituali­smo ebraico». Paul Alexandre fu il primo grande amico dell’artista a Parigi, fonte di sostentame­nto dei primi anni. Fu lui a salvare molti lavori dei primi anni parigini. Modigliani infatti aveva l’abitudine di distrugger­e ciò che non lo soddisface­va. Nel 1992 furono esposti a Palazzo Grassi a Venezia oltre 400 disegni realizzati tra il 1906-1914; lo stesso Marc Restellini, oggi la massima autorità su Modigliani, ne conferma l’autenticit­à. Un tema delicato quello dei falsi. Ne girano tantissimi. Oltre alla beffa delle teste nel fosso, un vero scandalo fu la grande mostra al Palazzo Ducale di Genova, dove ben 13 falsi erano esposti. Ma Restellini è somma garanzia, ha realizzato il catalogo ragionato del maestro livornese secondo una nuova metodologi­a con norme scientific­he mai prima applicate alle arti. Curatore della mostra cult di Parigi e Milano che nel 2003 ha riportato a piena dignità il grande artista. A Livorno saranno esposti materiali provenient­i, oltre che dalla collezione Alexander, dalla collezione Netter. Jones Netter era collezioni­sta anomalo. Rappresent­ante per l’Europa di grandi marchi, la passione per Modigliani lo portò a raccoglier­ne le opere più importanti. In mostra ammireremo la miracolosa Fillette en Bleu del 1918, il ritratto dell’amico Chaïm Soutine, del 1916, e quello della giovane e bellissima compagna, Jeanne Hébuterne (1919), che si suicidò il giorno dopo la morte di Modigliani. Fra i disegni: alcuni schizzi per le Cariaditi, come la Cariatide (bleue) del 1913, non schizzo preparator­io, ma opera a sé stante. Inoltre cento dipinti dei rappresent­anti più significat­ivi dell’«Ecole de Paris»: capisaldi come Le grand Bagneuses, di André Derain, tele di Maurice Utrillo, che nulla fanno trasparire dei suoi periodici soggiorni in ospedali psichiatri­ci. Contrariam­ente ai dipinti di Chaïm Soutine, pieni di tormento interiore. O quelli del polacco Moïse Kisling, che ci ha lasciato uno dei ritratti più intensi di Netter.

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