IL BIVIO AMBIENTALISTA
L’episodio paradossale che ha visto il progetto di un impianto geotermico ad alta tecnologia in Val di Paglia, non lontano dalla Val d’Orcia, benedetto dal Comune di Abbadia San Salvatore e applaudito dalla platea di Legambiente, ma fortemente avversato da altri ambientalisti, induce ad alcune riflessioni sulle contraddizioni che l’ambientalismo, diciamo senza se e senza ma, può provocare. Il punto di riferimento è il concetto compiuto di sviluppo sostenibile che va considerato in tre dimensioni interdipendenti: la sostenibilità ambientale, certamente, ma che non va disgiunta dalla sostenibilità sociale e dalla sostenibilità economico-finanziaria. La prima è chiara a tutti, se non altro per il richiamo mediatico ossessivo che ha di questi tempi, anche se sarebbe opportuno far parlare un po’ di più la scienza invece che i megafoni dei manifestanti. Anche la sostenibilità sociale è almeno intuitivamente evidente. Si tratta di sostenere uno sviluppo che garantisca a tutti il massimo soddisfacimento dei diritti della persona e un livello di benessere individuale un po’ più che decente: il well-being (fatto di libertà individuale, nutrizione di qualità, cure per la salute, una decente abitazione, istruzione e cultura), indicato da Amartya Sen come la funzione obbiettivo di una società in cui prevalga la giustizia sociale. Gli strumenti che una società avanzata e moderna può utilizzare per puntare alla sostenibilità sociale sono numerosi ma estremamente costosi, soprattutto in considerazione dell’evoluzione demografica che queste società conoscono, a cominciare dalla nostra. Massimo Livi Bacci ne ha fatto una puntuale disamina in questo giornale alcuni giorni fa. Inoltre, il diritto che più di ogni altro deve essere tutelato per migliorare le condizioni di vita di una popolazione è quello del lavoro e della sua qualità e sicurezza. L’esistenza di opportunità di lavoro, di posti di lavoro stabili, e le notevoli risorse finanziarie per coprire i costi dell’assistenza delle categorie più deboli richiamano l’interdipendenza con la nozione di sostenibilità economico-finanziaria.
Questa si ha quando il sistema economico garantisce una crescita del prodotto interno che impieghi alti livelli di occupazione, insieme al capitale fornito dalle nuove tecnologie, e garantisca un flusso di entrate fiscali alle varie istituzioni pubbliche, in primo luogo i Comuni, sufficienti a finanziare un alto profilo di welfare. Quanto al mondo produttivo, l’impiego di tecniche ecologiche impongono alti costi di produzione e un notevole flusso di investimenti. Lo stesso sistema bancario e finanziario si è reso consapevole di questa evoluzione e sta mettendo a disposizione molti strumenti creditizi, più sofisticati e flessibili di quelli tradizionali, ma che in ogni caso richiedono di essere coperti. Con tutta onestà non so se le proteste dei comitati di Val di Paglia siano giustificate e tali da derubricare il progetto Sorgenia come deflagrante per la splendida natura di quel territorio, vorrei solo che non fosse in questo caso, come in altri, considerata una nozione parziale, per quanto rilevante, dello sviluppo sostenibile, pregiudicando in modo irreparabile le altre due.