La finestra sull’archivio fa crescere gli Innocenti
Il museo dell’Istituto si rinnova a svela i suoi segreti
Allestita anche una camera immersiva con la storia dell’istituzione con video e sonoro
Il colpo d’occhio più emozionante è quello che si ha attraversando il camminamento che collega il cortile degli uomini dell’Istituto degli Innocenti agli asili. In quel breve percorso, sulla sinistra, una grande vetrata rende visibile per la prima volta ai visitatori l’archivio dell’istituzione che quest’anno ha celebrato i 600 anni e che conserva la «vita» — in documenti e cimeli — di 500 mila bambini. Faldoni su faldoni contenuti in bellissime librerie di ciliegio che danno consistenza materica a tante vicende di cui qui dentro si conserva memoria. «E che — ci dice il direttore dell’istituto Giovanni Palumbo — ora sarebbe bello poter digitalizzare nella loro interezza». Qualcosa in questo senso è stato fatto ma occorrono molti più soldi.
Ieri però era la giornata destinata a mostrare le novità del museo — che recentemente ha visto arrivare alla sua direzione Arabella Natalini
— e con esse un altro piccolo pezzo di storia dei nocentini e del luogo progettato per accoglierli, 600 anni fa, da Filippo Brunelleschi. Intanto l’archivio si diceva che, oltre alla sua «apertura» alla vista di chi transita in quest’ala dell’edificio, ha anche, giù al museo, una piccola sezione dedicata. Contiene un video, una teca e una targa che spiegano, seppur in modo sintetico, cosa si conserva in quei faldoni. E cioè le medaglie di riconoscimento spezzate a metà dei bimbi qui accolti — l’altra metà restava nelle mani delle madri speranzose un giorno di riunirsi al piccolo — i fogli, 36 mila in tutto, in cui era magari scritto il nome del bimbo e soprattutto la storia di ciascuno di loro, come cresceva di cosa si ammalava, che progressi faceva via via che il tempo passava. Il tutto annotato dalla balia che lo prendeva in cura e lo assisteva.
Non basta: coerente al claim con cui è stato presentato il rinnovamento del museo — la storia sceglie il futuro come suggerisce la presidente dell’Istituto Maria Grazia Giuffrida — è il terzo tassello del nuovo museo degli Innocenti. E cioè quella una «camera immersiva», allestita nella sala Grazzini e accessibile dal cortile degli uomini, dove i visitatori impareranno i fondamentali di questi 600 anni di storia dell’istituto attraverso un’intervista immaginaria che una giovane ragazza fa a ser Brunelleschi il vero deus ex machina di tutto quanto è arrivato dopo, grazie a un video sonoro che ti avvolge su tre lati.