Corriere Fiorentino

Chiusa nel pollaio e violentata per trenta giorni

Rufina: abusi per un mese, poi lei è fuggita

- Innocenti, Marotta

Drogata coi sonniferi, rinchiusa in un pollaio e poi in una roulotte; legata a una branda, picchiata, violentata più volte. È l’incubo, durato un mese, subito da una donna di 53 anni. L’aguzzino, arrestato dai carabinier­i e ora in carcere, è il cognato: un fiorentino di 55 anni già con diversi precedenti alle spalle.

L’ha drogata, segregata, picchiata e violentata. Per un mese ha costretto la ex cognata a vivere, con i polsi legati, in un pollaio e poi l’ha rinchiusa in un camper, in una zona isolata nel Comune di Rufina, slegandola solo per consentirl­e di mangiare acqua e biscotti pochi minuti al giorno. La donna, 53 anni, si è salvata per una distrazion­e dell’uomo: è riuscita a scappare e ha trovato il coraggio di denunciarl­o. Lui era in libertà vigilata, ma ha agito indisturba­to perché voleva farla sparire e appropriar­si, secondo l’accusa, della casa, del denaro e dell’auto.

Giovedì sera Massimo Ricci, fiorentino di 55 anni, è stato arrestato dai carabinier­i della Compagnia di Pontassiev­e per sequestro di persona, violenza sessuale, lesioni, stato di incapacità procurato, rapina, violenza privata, indebito utilizzo della carte di pagamento. Non avrebbe agito da solo, secondo la pm Beatrice Giunti. Con lui sono indagati per ricettazio­ne e indebito utilizzo di una postapay, la compagna Annalisa Zocchi e il fratello Terzilio Ricci (per lui è scattato l’obbligo di dimora

Umiliazion­i quotidiane

Veniva slegata due volte al giorno, mangiava solo biscotti e acqua. Lui si era fatto fare una delega per poter ritirare il suo reddito di cittadinan­za

a Reggello). «Ricci ha mostrato una elevatissi­ma capacità criminale commettend­o gravi reati per trarne un profitto personale, approfitta­ndo delle situazioni di debolezza della ex cognata e dei familiari della donna — scrive il gip Angela Fantechi — Ricci ha riportato condanne per gravi reati contro la persona e in questa occasione ha agito mentre era sottoposto alla libertà vigilata».

La vittima è disoccupat­a e vive con il reddito di cittadinan­za in una casa popolare col figlio di 21 anni. Il marito è gravemente malato e da tempo è ricoverato in una Rsa. Qualche mese fa lei avrebbe portato via 40 euro a Massimo Ricci: un’offesa che non avrebbe dimenticat­o. Lui l’ha attirata con un pretesto i primi di settembre, hanno ricostruit­o i carabinier­i: «Dobbiamo risolvere una questione». Ricci l’ha invitata a salire in auto per raggiunger­e il camper dove lui viveva, in Val di Sieve. E qui l’avrebbe drogata con del sonnifero.

La donna si è svegliata in un pollaio con i polsi legati a una branda metallica, senza poter lavarsi e andare in bagno. La scioglieva solo due volte al giorno: poteva mangiare acqua e biscotti. Ogni giorno, botte, violenze e umiliazion­i. Lui l’avrebbe frustata con un tubo di plastica sulla schiena e picchiata con un bastone. In un’occasione le ha tagliato a forza i capelli. Sarebbe arrivato a torturarla, iniettando­le acqua in un orecchio. Infine l’avrebbe costretta a firmare una delega che consentiva a lui e alla compagna di ritirare il suo reddito di cittadinan­za accreditat­o su una Postepay. Non solo. L’uomo si è poi trasferito a casa della ex cognata facendo credere al figlio che la madre non voleva più vederlo. Solo allora ha nascosto la vittima nel camper, dove è rimasta anche durante una visita dei servizi sociali, che non si sono accorti di nulla.

Ricci la lasciava sola quando andava a fare la spesa e ad adempiere all’obbligo di firma. Una sera rimase fuori a dormire e la donna è scappata. «Una vicenda scioccante», dice la vicepresid­ente della Toscana, Monica Barni.

 ??  ?? Il luogo I carabinier­i, in alto, durante il sopralluog­o nella zona dove è stata violentata la donna A sinistra gli inquirenti mentre fanno accertamen­ti di polizia scientific­a
Il luogo I carabinier­i, in alto, durante il sopralluog­o nella zona dove è stata violentata la donna A sinistra gli inquirenti mentre fanno accertamen­ti di polizia scientific­a
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