Assemblea: sindaco fuori dal Comune
A Viareggio Del Ghingaro trova il portone chiuso e torna a casa. Poi la sfuriata
Al suo arrivo in Comune il sindaco di Viareggio trova il portone principale chiuso perché si sta svolgendo un incontro dei dipendenti. E allora apre Facebook e bacchetta pubblicamente i lavoratori comunali. «Arrivo e mi rigiro: Comune chiuso per assemblea — ha scritto ieri Giorgio Del Ghingaro sul suo profilo social — Rispetto i diritti di chi sta dentro, ma mi piacerebbe si rispettasse anche chi è fuori».
L’edificio che ospita il palazzo di giustizia di Prato ha poco più di trent’anni, ma è già un paziente grave. Sono malate le sua mura, le sue ossature e persino gli organi — i servizi organizzati al suo interno — appaiono compromessi. La manutenzione è carente: si vedono a occhio nudo le infiltrazioni d’acqua, la sconnessione dei pavimenti, la mancanza di aule (le udienze con molti imputati debbono traslocare all’aula bunker di Firenze), gli ascensori rotti, le crepe sui muri, la muffa.
A questo bisogna aggiungere le difficoltà di organico del personale amministrativo, che hanno costretto il presidente del tribunale Francesco Gratteri a emanare un ordine di servizio che sostanzialmente ferma alla sola mattinata la possibilità di funzionamento della macchina della giustizia pratese: «Fare quest’ordine di servizio — spiega il presidente del tribunale — è stato necessario, non possiamo far diversamente: le udienze monocratiche, con poche eccezioni, devono esser fatte entro le 14,30. La difficoltà è enorme, il 40% di personale è scoperto, gli assistenti giudiziari sono pochissimi». Paradossalmente, a questo riguardo, i problemi sono aumentati con l’arrivo di nuovi magistrati assegnati alla sede di piazzale Falcone e Borsellino: più toghe, più udienze fissate, ma non ci sono abbastanza assistenti per coprirle.
Il riscaldamento ed il raffreddamento della struttura funzionano a giorni alterni, qualche mese fa sono stati individuati ratti nel controsoffitto (poi eliminati) e i bagni pubblici del palazzo versano in condizioni disastrose: niente carta igienica, servizi rotti, niente tavolette. «Occorrono lavori d’impiantistica e strutturali, ci hanno comunicato che inizieranno presto varie volte, ma non si mai è visto nulla. Da quel che so sarebbero già finanziati per due milioni e mezzo di euro — spiega Gratteri — ma non si capisce perché ci vengano comunicati regolarmente rinvii». Queste rassicurazioni e queste promesse potrebbero rendere più sereno l’ambiente. «Tuttavia non è questione di promesse purtroppo. Bisogna agire per atti formali, le procedure sono ferme perché il ministero della Giustizia dice che le azioni di copertura sono in corso e sui lavori chissà…», spiega ancora Gratteri. L’ultimo episodio, il distacco di un pannello interno dell’unico dei quattro ascensori per il pubblico funzionante (gli altri due sono ad uso interno, ma sono spesso rotti e i detenuti passano per l’ascensore pubblico quando devono andare in udienza), ha generato lo stato di agitazione della Camera penale degli avvocati. Il suo presidente Gabriele Terranova ha minacciato l’astensione della categoria chiedendo «misure programmate, non spot». Il presidente dell’Ordine degli avvocati Maurizio Betti anticipa che sta costruendo assieme agli altri professionisti che lavorano in tribunale una richiesta formale di incontro con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, mentre la Cgil pratese ieri ha annunciato che presto si unirà con i suoi lavoratori allo stato di agitazione degli avvocati penalisti.
«Non è facile lavorare in queste condizioni», ha spiegato il procuratore Giuseppe Nicolosi. Nelle scorse settimane una sostituta procuratrice del suo ufficio — Valentina Cosci — ha dovuto traslocare dalla sua stanza perché le infiltrazioni avevano reso pericolante la struttura.
Chiusura alle 14,30 I magistrati sono aumentati ma manca il 40% del personale di supporto