Corriere Fiorentino

San Marco, l’ultimo strappo

Chiuso il convento dopo 600 anni. E l’ex priore chiede di lasciare i domenicani

- Passanese

Una settimana fa, a mezzogiorn­o in punto, come tutti i giorni negli ultimi sette secoli, i tre frati (superstiti) del convento di Savonarola si sono riuniti per il pranzo. L’ultimo in San Marco. Poi il momento dell’addio a causa della chiusura definitiva del convento. I tre frati si abbraccian­o, piangono, recitano una preghiera davanti a quella dimora in cui hanno vissuto per anni, e purtroppo diventata troppo grande per loro e troppo dispendios­a per l’ordine dei Domenicani. Hanno lottato fino alla fine padre Luciano Santarelli, padre Alfonso Fressola e (l’ex) priore padre Athos Turchi per evitare la chiusura di quel convento che è stato la casa di Girolamo Savonarola, voluta da Cosimo de’ Medici, del Beato Angelico, di Sant’Antonino Pierozzi, dell’Umanesimo e molto più tardi del «sindaco santo» Giorgio La Pira.

Il convento è stato «accorpato» dall’ordine provincial­e a quello di Santa Maria Novella, ma dei tre solo uno si è trasferito lì, padre Fressola mentre padre Santarelli è partito alla volta di Roma. Così adesso è garantito solo il servizio religioso nella chiesa, con messe e confession­i, mentre il grande convento quattrocen­tesco è sbarrato. Come confermano da Santa Maria Novella. «Lì non c’è più nessuno — dicono i domenicani del complesso vicino alla stazione — Chissà cosa succederà un domani. Il priore? Non è più padre Athos. Nei prossimi giorni il padre provincial­e, Aldo Tarquini, nominerà il successore».

Insomma ad un anno dal decreto di chiusura Firenze perde un centro di fede e cultura, nonostante la lunga battaglia per scongiurar­e l’abbandono delle celle di San Marco. Tutto è stato inutile, gli appelli a Papa Francesco, l’intervento del cardinale di Firenze Giuseppe Betori, del presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti; e nonostante una petizione che ha abbondante­mente superato le 20 mila firme in tutto il mondo. Una decisione, quella di trasferire i tre frati e abbandonar­e il convento al suo destino, maturata all’interno dei domenicani e che avrebbe portato anche padre Athos a chiedere l’extra claustra, ovvero di uscire dall’Ordine per entrare nel clero secolare ed essere incardinat­o nella diocesi di Firenze. Sembra che fra’ Turchi non si sentisse più in sintonia né con i nuovi confratell­i arrivati da poco più di due mesi a Santa Maria Novella né con le alte sfere dei domenicani, che hanno deciso di chiudere il convento di San Marco senza tenere conto degli appelli, della sua storia e della sua importanza a livello mondiale. E adesso padre Aldo Tarquini, sarà chiamato a nominare il nuovo priore tra i 6 frati rimasti nella comunità di Santa Maria Novella.

C’è da dire che all’indomani del decreto di chiusura del convento (giugno 2018), il padre provincial­e spiegò alla comunità di fedeli e alla città che monastero e biblioteca sarebbero rimaste aperte al pubblico, su appuntamen­to. Intanto la biblioteca Levasti è stata chiusa e da sette giorni le celle e i corridoi di San Marco, che per più di 600 anni hanno visto uomini di fede, santi e artisti, sono deserte.

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I frati domenicani nella basilica di San Marco in una foto del dicembre 2017

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