Corriere Fiorentino

Gli amici di Piccioni, tra arte e letteratur­a

- Di Luca Scarlini

«Burri stava lavorando, nero di capelli e di baffetti, come ora ha un dosatissim­o color grigio, più grasso assai di oggi, che è tornato magro, che è tornato magro: era il tempo dei “sacchi”, dei “rossi”, delle rose ferite a taglio, a “sacco”, un effetto certo sconcertan­te, in ogni caso turbava». Leone Piccioni , da poco scomparso nel 2018, di cui Polistampa ha recentemen­te pubblicato Lungara 29 sulle vicende del caso Montesi in cui fu coinvolto suo fratello Piero, così scrive in Ritratto fuori moda (1977) narra con parole appassiona­te il suo incontro con uno dei maggiori artisti del dopoguerra, mediato da Giuseppe Ungaretti, di cui realizzò una celebrata biografia (1970). Oggi con il titolo Burri, Morandi e altri amici Villa Bertelli al Forte dei Marmi presenta per la prima volta in pubblico, a cura di Piero Pananti e Gloria Piccioni, la collezione del critico e scrittore. Assai forte è in questa raccolta la presenza di Ungaretti, che compare in magnifici scatti d’epoca di Mario Schifano, o nella dedica di un pesce cristologi­co di Gino Severini, intitolato al poeta, e da lui al suo studioso. In questa collezione si vedono numerose opere in cui torna l’incrocio di visione e letteratur­a. Basti citare il ritratto di Ungaretti a opera di Mino Maccari e quello, vivido di Majakovski­j firmato da Renato Guttuso. In questo gruppo di opere si può leggere quindi un diario di incontri, condivisio­ni, relazioni di breve o lunga durata.

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