Così «canta» l’acqua di Leonardo
Suoni e luci: l’omaggio di Cauteruccio al Genio, in uno spettacolo nel cortile dell’Accademia di Belle Arti
Piangono le finestre del chiostro, si illuminano di lampi gli archi, piove dalle crepe, scroscia acqua a cascate dalle colonne: nel cortile dell’Accademia di Belle Arti sta per arrivare Il diluvio. Parole e pensieri di Leonardo da Vinci. Immaginazione e regia di Giancarlo Cauteruccio.
Il nuovo progetto di teatroarchitettura firmato Teatro Studio Krypton, che andrà in scena martedì e mercoledì alle 19 a ingresso gratuito, vede Cauteruccio confrontarsi per la seconda volta in pochi mesi con la reinterpretazione in chiave di luce, suoni e parole, della lezione dei grandi maestri del Rinascimento. Prima era toccato al Brunelleschi sulla facciata dell’Istituto degli Innocenti in piazza Santissima Annunziata. Ora con Leonardo e il suo «diluvio» a pochi metri di distanza, nel chiostro dell’Accademia di Belle Arti.
Si tratta di un altro progetto immaginifico di video-mapping e narrazione, un’opera immersiva site specific, che parte dai due Codici leonardiani, quello Atlantico e il Codice Windsor, e si avvale della scenografia virtuale di Massimo Bevilacqua realizzata insieme al visual engineer Alessio Bianciardi. Mentre le musiche, composte ad hoc ed eseguite dal vivo, sono del polistrumentista Gianfranco De Franco che utilizza sassofono, flauti, synth, theremin, una campana tibetana, il laptop, l’iPad, vox e pedal-effect, per ricreare la forza e il quieto «respiro» dell’acqua come fosse viva.
Il Genio viene interpretato da Roberto Visconti, che reciterà il testo nella lingua originale quattrocentesca. È lo stesso attore che ha già prestato il corpo a Filippo Brunelleschi, mentre il soprano Monica Benvenuti darà voce all’acqua stessa. Perché è la natura la protagonista di questa narrazione surreale: è l’acqua che, come fosse un personaggio, come un essere umano in carne e ossa, pensante, pieno di desideri e propositi «vuole tornare al suo stato naturale di pace», come spiega lo stesso regista, in contrapposizione alle storture perpetrate dall’uomo che «nei secoli ha cercato di contenerla, trasformarla, bloccarla, coprirla e incanalarla, ma non ne regge l’impatto». Anche in questo caso Cauteruccio non porta il suo spettacolo di luci in un particolare luogo ma «usa» lo spazio prescelto «come un libro aperto nel quale si sviluppa la narrazione».
«Leonardo da Vinci in questo suo strepitoso testo dimostra quale grande interesse avesse per la problematica dell’acqua già mezzo millennio fa — premette Giancarlo
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Il regista Avevo in testa le immagini di Matera con le sue vie come fiumi in piena e di Venezia allagata: già ai suoi tempi era intento a studiare le alluvioni
Cauteruccio che ha presentato questo suo spettacolo a Roma nel Chiostro di S.Ivo alla Sapienza del Borromini — è un poemetto che gioca tra scienza, natura e trascendenza: ce l’avevo da anni nel cassetto e l’ho ripreso ora che mi sono ritrovato a ripensare a quanto il tema dell’acqua sia sempre una grande emergenza: abbiamo in testa le immagini di Matera con le sue vie come fiumi in piena, di Venezia allagata, e nella struttura che ho creato nel cortile dell’Accademia di Belle Arti troviamo Leonardo intento a studiare il fenomeno delle alluvioni e a restituirli su disegno, con la vorticosità dell’acqua che invade e travolge tutto». Fino ad arrivare a porsi il dubbio «sulla forza stessa, e la dinamica, dell’acqua: perché travolge? perché questa sua violenza che non fa parte della sua natura?».
Riflessioni, parole e musica mentre le pareti del chiostro vengono mappate dalla luce. «È l’acqua che guida il processo scenico — conclude il regista — non il disegno architettonico, è la pittura che guida i movimenti della luce».