Tomasi: non saremo mai «Tristoia», facciamo cultura oltre i grandi eventi
Il sindaco di Pistoia e le critiche di «Rolling Stones»: noi chiusi? Stiamo imparando ad aprirci
«La risposta della città a “Rolling Stones” mi riempie d’orgoglio. La vivacità culturale nasce dalle nostre tantissime associazioni: è inutile puntare tutto sui grandi eventi se non c’è un tessuto capace di dare continuità alla produzione». Giunto a metà del suo mandato, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi si è ritrovato non in una selva oscura ma davanti alle critiche sferzanti della rivista Rolling Stones, che ha dipinto la città come un posto malinconico e senza iniziativa ribattezzandola «Tristoia».
Che effetto le fa questo soprannome affibbiato alla sua città, sindaco?
«Punge l’orgoglio, ma non scambierei Pistoia con nessun’altra città al mondo. Mi ha fatto piacere che gran parte della città abbia risposto con orgoglio, mettendo in evidenza la qualità della vita e quindi quella delle relazioni umane».
Cosa c’è di vero nella provocazione di «Rolling Stones»?
«Nulla. Siamo forse un po’ chiusi per carattere, ma già stiamo imparando ad aprirci e a comunicare più che in passato. Tra l’altro, alla fiera di vinili da cui trae origine il famoso articolo, io ci sono pure stato. Ed ho comprato un disco di Battiato».
Lei ha strappato il governo cittadino al centrosinistra per la prima volta nella storia. Ma cos’è cambiato in questi due anni e mezzo?
«È diventato un posto pieno di cantieri aperti per cambiare il volto della città. Abbiamo fatto scommesse che crediamo vincenti, oltre al fatto che è un posto nel quale si continua a vivere bene, a dimensione di famiglia e con una sua vivacità culturale».
Qual è la «scommessa» più importante?
«Siamo partiti con l’idea di migliorare la qualità della vita con l’aumento degli spazi verdi e della sicurezza nelle scuole, tuttavia la sfida reale è attrarre investimenti legati alla manifattura».
Come?
«Attraverso il regolamento urbanistico e il piano strutturale. E poi dimostrando agli imprenditori che vengono qui che noi siamo affianco a loro, per davvero. Agevolandoli».
E la vivacità culturale a cui si riferisce come si esprime?
«Dal basso. Tantissime associazioni culturali generano altrettanti eventi e iniziative. È inutile puntare tutto sui grandi eventi se non c’è un tessuto capace di dare continuità alla produzione. Stiamo inoltre elaborando per la prima volta in Toscana un piano strategico della cultura pistoiese: sembra che la Regione voglia replicarlo in tutte le città».
Come funziona? «Sondiamo risorse e istituzioni, facciamo un’analisi di spesa di musei, teatri e attività, oltre che del personale. Poi si decide come agire per una programmazione ottimizzata. Stiamo studiando anche la costituzione di una rete di cinema d’essai negli spazi associativi».
Lei che bilancio fa di questa metà mandato?
«Sempre negativo, per carattere. Soffro finché le azioni non sono realizzate, sono uno che non è mai soddisfatto fino in fondo. I successi si dimenticano un secondo dopo averli conseguiti, i problemi restano».
Il suo è uno dei nomi che circolano per la candidatura del centrodestra alla presidenza della Regione.Dica una parola chiara: è disposto a correre?
«Sono lusingato e contento che mi abbiano indicato o cercato, ma credo che si debba continuare il lavoro qui, è il traguardo più importante per me».
E allora chi sarebbe un buon candidato per la sua coalizione?
«Diciamo che mi fa piacere che la scelta si stia stringendo attorno al profilo dei sindaci».
Lei crede davvero che possa esser la volta buona per il centrodestra?
«Sì, per la prima volta c’è questa possibilità. Se si racconta cosa si vuol fare, cosa non ha fatto la sinistra, si può. L’importante è non farsi distrarre o trascinare dal dibattito nazionale».
❞ Alla fiera dei vinili da cui trae origine l’articolo della rivista americana sono stato anche io E ho pure comprato un disco di Battiato