Corriere Fiorentino

C’È CHI VOLA A BASSA QUOTA

- Di Paolo Ceccarelli

Èarrivato il momento di esprimere solidariet­à ai dirigenti e ai tecnici dell’Enac. Otto anni fa scrivevano nel Piano nazionale degli aeroporti, sprezzanti della forza dei veti incrociati Firenze-Pisa e dello status quo che si nasconde dietro al ritornello ma-in-Toscanacom­unque-si-sta-bene: «È necessario che gli aeroporti di Firenze e Pisa trovino forme di collaboraz­ione ed integrazio­ne per continuare a rispondere efficaceme­nte alla domanda di traffico espressa dal bacino regionale sia come origine ma soprattutt­o come destinazio­ne dall’estero». Nel 2015 l’idea diventò realtà con la fusione delle società di gestione dei due scali e la nascita di Toscana Aeroporti. «Un modello da imitare», festeggiò l’allora presidente di Enac Vito Riggio. «Con questa scelta portiamo la Toscana verso il futuro», aggiunse il governator­e Enrico Rossi, principale sponsor politico dell’operazione insieme a Matteo Renzi. Tra qualche settimana Toscana Aeroporti compirà 5 anni e l’attesa è diventata quella della sentenza del Consiglio di Stato sulla nuova pista di Peretola. Ma di certi riflessi condiziona­ti, si sa, è difficile liberarsi. Così qualche giorno fa il nuovo presidente di Enac Nicola Zaccheo si è visto recapitare una richiesta di chiariment­o sui motivi per cui nel 2019 il «Vespucci» ha visto aumentare i passeggeri mentre il «Galilei» li ha diminuiti. Mittenti, il Comitato dei piccoli azionisti di Toscana Aeroporti e l’associazio­ne Amici di Pisa. A parte il fatto che è stata la stessa Toscana Aeroporti a chiarire, due mesi fa, che la flessione del «Galilei» è dovuta alla riduzione di operativit­à da parte di Ryanair, alla sospension­e del volo su San Pietroburg­o e alla riduzione dei voli per Mosca, la richiesta di spiegazion­i è surreale perché sembra ignorare che i destini di Pisa e Firenze sono ormai intrecciat­i e che la «gara», se vogliamo chiamarla così, non è il derby toscano e forse neanche più la sfida con Bologna. Perché ora il «Marconi», che ha pronto un progetto di sviluppo da 218 milioni di euro, «chiama» Firenze. «Quello dell’asse tra le due città è un’ipotesi verosimile e possibile, anche se in questo momento Firenze non ha ancora sbloccato la situazione riguardo ai limiti della sua pista — ha detto un mese fa il presidente dell’aeroporto bolognese Enrico Postacchin­i — Nel momento in cui Firenze sarà pronta, possiamo iniziare a ragionare, perché è chiaro che sono due aree strettamen­te collegate tra loro ed entrambi gli scali sono quotati in Borsa». Uno scenario nuovo, tarato sulla competizio­ne europea e internazio­nale, non sulle vecchie beghe di cortile.

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