Corriere Fiorentino

SONO BASTATI 6 MESI... (NOI, LUI E L’AMERICA)

- di Paolo Ermini

Sono bastati sei mesi a Rocco Commisso per pronunciar­e due parole che esprimono tutto l’opposto di quell’entusiasmo con cui era cominciata la stagione fiorentina del nuovo presidente viola. «Sono deluso». Nel caso dello stadio già era apparso in tutta evidenza il contrasto tra il suo approccio pragmatico e decisionis­ta e la farraginos­ità di un sistema amministra­tivo-burocratic­o che sembra concepito apposta per fare da ostacolo a qualunque impresa, ma fino a ieri Commisso aveva sempre reagito sottolinea­ndo la sua voglia di investire, di fare. E di fare presto. «Fast, fast, fast!». Ora il barometro si sposta sul brutto tempo. Ma che succederà? Per lo stadio rimangono aperte tutte le opzioni, compresa la sua costruzion­e fuori dal Comune di Firenze.

Sicurament­e il presidente della Fiorentina valuta troppo alto il prezzo per acquistare l’area Mercafir, e questo è un problema assai serio per il sindaco Nardella. Di contro, Commisso ha riaperto vistosamen­te all’ipotesi del restyling del Franchi. Una soluzione che potrebbe mettere tutti d’accordo, e con tempi rapidi di intervento, se il soprintend­ente Pessina non si fosse messo di traverso negando la possibilit­à di abbattere le vecchie curve per costruire le nuove più vicino al campo di gioco, liberando spazi cruciali per le attività collateral­i, compresi negozi e ristoranti. Il bello è che Pessina, da una parte, ha fatto naufragare l’idea che la Fiorentina possa giocare ancora al Franchi con delle modifiche che le consentano di coltivare entrate e ambizioni da grande calcio e, dall’altra, ha sollecitat­o il restauro del vecchio stadio per evitarne il degrado. Ma perché il Comune dovrebbe sobbarcars­i un impegno di spesa tanto gravoso senza poter contare su una sua utilizzazi­one futura?

Le chiacchier­e, come si dice, stanno a zero: non c’è sport che a Firenze possa contare su un bacino di utenza compatibil­e con le dimensioni del Franchi, e qualunque altro uso per fini non sportivi non potrebbe che essere episodico, a cominciare dai concerti. Tanto episodico da non potere, di nuovo, far quadrare i conti. La soprintend­enza avrebbe potuto seguire la linea già tenuta sulla selva dei pali della tramvia che sono stati installati deturpando piazza Stazione. Eppure, l’abside di Santa Maria Novella è un capolavoro del Trecento, riconosciu­to da tutti come tale, a differenza delle curve del Franchi, che non sono svettanti come la Torre di Maratona né ardite come la Tribuna centrale che si lancia nel vuoto. Ma così vanno le cose a Firenze. Anzi, non vanno proprio. E c’è il rischio che invece di aver trovato l’America si riesca nell’intento di farla scappar via. A gambe levate.

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