«La cura delle città? Più facile lo sbarco su Marte»
Cervellati: non abbiamo ancora imparato e si fanno progetti che invece danneggiano le strade
❞ Manutenzione e programmazione non possono essere divise Un caso anomalo quello degli assessori di Firenze
«La scarsa manutenzione delle strade è dovuta a due problemi. Il primo riguarda amministratori, costruttori, architetti e ingegneri: progettiamo senza tenere conto dei successivi costi di manutenzione. Il secondo riguarda il traffico: finché ci sarà, le strade continueranno a rovinarsi subito». L’architetto Pier Luigi Cervellati è tra i più noti urbanisti italiani ed è autore de L’arte di curare la città, in cui spiega che oggi la sfida non è progettare ma restaurare.
Professor Cervellati, il problema è davvero il traffico?
«Sì. E in Italia nessuna città è stata capace di risolverlo. Si fanno infrastrutture pesanti e nulla cambia, si progettano cose che poi vengono realizzate 20, 30 anni dopo e nascono già vecchie. E si imitano modelli stranieri, come per il tram, senza tener conto delle forme delle città e delle dimensioni delle strade. Ma Firenze non è uguale a Zurigo». Ci sono alternative? «Perché non pensare a bus più piccoli? Perché non immaginare centri storici in cui i collegamenti si fanno con i tapis roulant? Servono soluzioni innovative e leggere, visto che le città stanno cambiando in peggio».
A cosa si riferisce?
«Penso alla mia Bologna: negli ultimi tre anni nel centro storico sono nati 30 supermercati al posto delle vecchi negozi. Così ogni giorno ci sono decine di camion stracarichi di merci che danneggiano le strade. Colpa di un turismo che ormai è una povertà, con città semivuote di cittadini».
Per la manutenzione ci si affida a società partecipate, a global service, a gare d’appalto. A Parigi, che ha strade curatissime, tutto è a diretta gestione municipale. Qual è la scelta giusta?
«Quando da noi i servizi erano comunali avevano costi elevati. Ma oggi, con le società compartecipate, i costi si sono abbassati, ma i profitti sottraggono risorse al servizio, quindi si fa meno manutenzione. È un problema che va oltre le buche: Firenze qualche decennio fa erano pulitissima, oggi è molto sporca».
Perché a Firenze è così difficile manutenere le pietre?
«Anni fa fui chiamato in Tribunale come perito sul caso del lastricato di piazza Signoria. Erano state rimosse le vecchie pietre alte 70 centimetri, che poi erano state segate a metà e rimesse. Se la pietra è sempre più sottile e i mezzi che ci corrono sopra sempre più pesanti è ovvio che si rompano».
Il sindaco Nardella ha diviso tra due assessori le deleghe a lavori pubblici e manutenzione, da un lato, e a grandi opere e dei lavori straordinari, dall’altro. È una scelta che condivide?
«È una soluzione che non ho mai sentito prima e non ha molta logica: manutenzione e programmazione devono andare assieme. Una cosa però è certa: nel 2020 siamo alle soglie dello sbarco su Marte, ma non siamo ancora in grado di curare le nostre città. Se non è un paradosso questo».