«Il mio grazie agli angeli senza ali dell’hospice»
Caro direttore, in queste righe vorrei parlare dell’hospice di San Felice ad Ema, sulla collina di Poggio Imperiale davanti ad Arcetri, dove mio padre ha trascorso i suoi ultimi quindici giorni di vita. Ci tenevo a raccontare qualcosa su questa struttura, perché purtroppo sento sempre e solo episodi non belli che riguardano la sanità e avendo vissuto in prima persona un’esperienza positiva non mi pare giusto non spezzare invece una lancia a favore della «buona sanità». Babbo ha terminato la sua vita in questa struttura dove vengono ricoverati i malati terminali, che ricevono cure palliative contro il dolore trovando così un po’ sollievo. Il personale medico e infermieristico che lavora lì si occupa di tutti i malati, in modo amorevole e con grande disponibilità verso tutte le richieste che vengono fatte, riuscendo a rendere dignitoso il passaggio dalla vita alla morte. Le camere dell’hospice ricreano in modo molto attento l’ambiente familiare: tutti i ricoverati hanno a disposizione una camera singola con servizio privato e con terrazzo che si affaccia sulle nostre belle colline. In ogni stanza c’è un divano letto, dando così alla famiglia la possibilità di passare la notte con il proprio caro. Oltre i medici e gli infermieri del servizio sanitario, sono sempre presenti i volontari dell’associazione File, che offrono il loro supporto e la loro presenza ai malati e alle famiglie fin dal primo momento che si entra in struttura. I volontari sono gentili, disponibili e non invadenti: durante il periodo di degenza del babbo ho avuto modo di parlare con alcuni di loro, trovando nelle loro parole un po’ di conforto. Non è stato facile, per me, accettare il fatto che le cure che mio padre stava ricevendo non erano finalizzate a farlo guarire, ma bensì per accompagnarlo «oltre». È stato un percorso doloroso, perché certi addii quando si verificano ti spezzano in due, anche quando te li aspetti e sai troppo bene che sono inevitabili. La mancanza non può essere letta, ma si può solo percepirla. Forse è per questo che sono a corto di parole, proprio io che ho sempre qualcosa da dire. Ma le parole le voglio trovare, per ringraziare per le cure amorevoli ed attente che il babbo ha ricevuto dall’inizio fino alla fine. Ho trovato lì non solo una grande professionalità, ma anche tanta solidarietà ed umanità che oltre che essere di aiuto a lui, hanno aiutato me a non sentirmi sola. Probabilmente tutto il personale impiegato lì non ha le ali, per non far capire che sono angeli. Nel vero senso della parola.