L’amore proibito di Artemisia in cinque lettere
Dall’archivio Frescobaldi alla National Gallery: in mostra gli scritti dedicati all’amante
storia di Artemisia Gentileschi appassiona da qualche anno tanti: donna e pittora seicentesca, stuprata e rinata grazie alla potenza della sua stessa arte, adesso approda alla National Gallery —prima mostra a lei dedicata nel Regno Unito, al via dal 4 aprile — forte di una perla scovata nel 2011 nell’archivio Frescobaldi di Remole: 5 delle sue 36 lettere autografe, la gran parte inviate al suo amante Francesco Maria Maringhi, raccolte, pubblicate, trascritte da Francesco Solinas.
Sono scorci di vita appassionati, porte che si aprono dietro un’esistenza ostile nei confronti della figure maschili come siamo abituati a ritrovare in tanti suoi quadri celebri (Giuditta e Oloferne o Susanna e i Vecchioni). Con queste lettere — non sono gli unici pezzi che partono da Firenze, ci sono anche due quadri degli Uffizi e uno di Palazzo Pitti — si cambia registro e ci si trova catapultati nei suoi affari di cuore. Letizia Treves, che è curatrice della mostra londinese, si è appassionata alla scoperta firmata da Francesco Solinas — è lui che le ha scovate scartabellando negli archivi della famiglia fiorentina — «perché ciascuna fornisce un pezzo inedito della vita emblematica di Artemisia e perché rendono conto del periodo fiorentino della pittrice, il più fecondo e importante. Non solo perché è qui che diventa famosa e impara a legLa e scrivere, ma perché è sempre qui che conosce l’amore». E adesso ci viene in aiuto Solinas: «Artemisia giunse a Firenze con il marito, Pierantonio Stiattesi, e fu grazie al Maringhi che entrò nella cerchia più esclusiva della città. Quel Maringhi, figlio illegittimo di un funzionario mediceo, che alla morte del padre, entrò sotto la sfera d’influenza di Matteo Frescobaldi». L’incontro con la Gentileschi è decisivo per entrambi: è in una casa messa a disposizione da lui che Artemisia e il marito abitano qui a Firenze, ed è in questa casa che sono rimaste le lettere d’amore poi trasferite all’archivio di Remole. Sceglierne 5 per la mostra di Londra, 5 di quelle e 36 rinvenute, non era cosa semplice. E però ognuna di quelle che stanno per partire offre un frammento inedito di un biografia appassionante: c’è quella in cui una donna dolente racconta del suo dolore di madre che ha appena perso uno dei figli. C’è quella più erotica, dove immagina l’uomo che ama tra le braccia di un’altra — non lo rimprovera certo — ed esprime comunque il suo amore. C’è quell’altra, più ironica, dove ammette, con una punta di vergogna, di aver messo su qualche chilo. E ancora un’altra da cui emerge il desiderio bruciante dell’unico uomo che ha amato. Tra queste la più sorprendente è firmata da Pierantonio Stiattesi. È il magere rito di lei, a un certo punto, a curare la corrispondenza col Maringhi: e lo fa senza traccia di gelosia. Anzi: chiede all’uomo di curare a Firenze i suoi affari e si scusa in nome e per conto della moglie spiegando che lei è tanto indaffarata e subissata di visite da parte di principe e cardinali, da non aver trovato il tempo di scrivere di suo pugno. Chapeau.