LASCIAMO STARE BIANCANEVE
Uno spettro si aggira lungo la costa: quello di «Firenze matrigna». Dove Firenze sta per Regione, cui si imputa la responsabilità politica della Toscana a due velocità. Di favorire cioè il capoluogo regionale rispetto alle altre città. Erano anni che non si sentiva più parlare di «Firenze matrigna» proprio perché con alterni successi la Regione si è sforzata comunque di coltivare l’idea di una Toscana unita. Nell’èra della globalizzazione non occorre molta perspicacia per capire che i destini del porto di Livorno si intrecciano con quelli dell’Alta velocità di Firenze. O che la realizzazione della Tirrenica serve alla costa ma anche alla Toscana centrale, ad esempio. Poi è arrivata la Lega. Che soprattutto con l’ex sindaca di Cascina Susanna Ceccardi ha rispolverato il campanilismo, ritenendo che la difesa dell’identità e degli interessi economici dei comuni male si concilino con una visione regionale. Cavallo di battaglia di questa visione è stata la riproposizione della «guerra» degli aeroporti quando, con lo sbarco in Toscana del magnate argentino Eduardo Eurnekian, era stata trovata invece un’intesa, seppure faticosa e incerta, tra Pisa e Firenze per la creazione di un polo aeroportuale regionale. La recente sentenza del Consiglio di Stato, bocciando l’ampliamento di Peretola, dà anche nuova stura alla «guerra» aeroportuale. E ora il campanilismo riprende quota anche in vasti settori del centrosinistra, soprattutto lungo la costa. Il rischio è che sventolando la bandiera di «Firenze matrigna» non si superino i problemi della Toscana a doppia velocità, ma li si aggravino. La costa ha enormi problemi, soprattutto sul piano delle infrastrutture, a tal punto che la Regione, nella legislatura che sta per concludersi, li ha posti in cima alle priorità di governo. Con scarso successo, purtroppo. Se si passano in rassegna le maggiori opere che dovrebbero dare impulso all’economia costiera, va però anche aggiunto, che dalla Tirrenica alla costruzione della Darsena Europa, emerge però con evidenza le responsabilità degli amministratori e delle classi dirigenti locali. Per una Toscana «più veloce e più equa», come auspicava domenica scorsa anche il direttore del Tirreno, sarebbe un grave errore rinfocolare una contrapposizione tra territori. A mezzo secolo dalla nascita delle regioni, la Toscana ha invece bisogno di ripensare, questo sì, al ruolo della Regione. Come luogo della solidarietà tra aree più forti e più deboli e come motore di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale. Questa è la vera sfida delle prossime Regionali.