Atti amministrativi più chiari: burocrati a lezione dalla Crusca
Firmato l’accordo con la ministra della Funzione Pubblica: saranno organizzati corsi e conferenze
Basta manuali. Ci hanno già provato — senza grande succeso — sia Sabino Cassese un quarto di secolo fa da ministro della Funzione pubblica, sia il suo successore Franco Bassanini. Ora l’Accademia della Crusca ha immaginato un approccio diverso per raggiungere uno di quegli obiettivi che la cattiva fama della burocrazia italiana ci fa immaginare come utopistico, impossibile: favorire il buon uso della lingua nella comunicazione tra amministrazione e cittadini. «Meglio il dialogo con i funzionari, che dar loro da leggere qualcosa che nessuno leggerà mai», hanno pensato alla Villa di Castello dove ieri è arrivata in visita la ministra della Funzione pubblica Fabiana Dadone.
Dadone e Claudio Marazzini, presidente della Crusca, hanno firmato un accordo quadro per riformare il linguaggio della Pubblica amministrazione «in una forma che sia comprensibile a tutti i diversi destinatari e quindi anche ai cittadini, negli atti, nei documenti e nella corrispondenza» come recita la nota post incontro. Si parla di «pulizia del linguaggio normativo», di «chiarezza dell’esposizione» e «semplicità della narrazione» come ha detto la stessa ministra. «Siamo di fronte a un’esigenza fondamentale per istituzioni che vogliano davvero mettere al centro il rapporto con i cittadini e le prerogative del Paese reale — ha scritto Dadone su Facebook dopo la firma — nell’oscurità della lingua può annidarsi semplice sciatteria,
❞ Dadone Nell’oscurità della lingua può annidarsi sciatteria, scarsa sensibilità oppure l’idea distorta del potere
scarsa sensibilità professionale oppure l’idea distorta di un potere da preservare gelosamente, che significa spesso abuso o che comunque segnala un deficit di partecipazione democratica».
L’accordo prevede appunto di organizzare una serie di conferenze e incontri per superare l’antica resistenza degli uffici a cambiare. «È stata una giornata molto positiva — commenta Marazzini — la ministra si è fermata per quattro ore a visitare l’Accademia, le ho raccontato la storia e tutte le forme di attività culturale, fino a quelle che nessuno cita mai come l’italiano antico e gli studi filologici. È rimasta affascinata dalla villa». Soprattutto «non è stata una giornata meramente burocratica come quella di altri ministri — qui il gioco di parole di
Marazzini si vena di ironia — ma una visita culturale».
Per ora hanno firmato solo un accordo senza specificare cosa e quando realizzare in concreto. Ma alla Crusca già pensano di abbandonare «la via classica del manuale già aperta da Cassese e Bassanini» perché ha «un effetto debole». La ministra si è mostrata «più interessata a organizzare incontri con il personale, per la sensibilizzazione tramite il dialogo». Cosa che la Crusca ha già fatto in passato alla Scuola superiore di magistratura a Scandicci e al Consiglio di Stato. All’incontro ha partecipato anche il prefetto Laura Lega che ha fatto sapere di voler organizzare iniziative simili anche con i prefetti.
Nel suo discorso la ministra ha citato il lavoro del professor Federigo Bambi che nella doppia veste di giurista e accademico della Crusca — insegna Storia del diritto alla facoltà di Giurisprudenza di Firenze — da anni lavora su questo campo. Citando il suo libro in cui scriveva che «già Vincenzo Monti, all’inizio dell’Ottocento, si lamentava della incomprensibilità della lingua dei burocrati e che, un secolo dopo, il futuro padre costituente Meuccio Ruini prendeva di mira la verbosità e i paludamenti di quel linguaggio che sarà poi definito icasticamente burocratese». Nello stesso libro Bambi racconta che «mentre passeggiavo in viale Mazzini» a Firenze all’improvviso vede «una lapide murata a circa un metro e mezzo da terra che recitava: Livello di sommersione alluvionale del 4.11.1966. Non Qui è arrivata l’acqua dell’Arno il 4 novembre 1966 oppure il più sintetico Fin qui l’Arno il 4 novembre 1966». Il commento, «spontaneo e altrettanto lapidario» che gli venne in mente fu: «Fin qui s’è spinto, non si sa quando, il linguaggio della burocrazia».
❞ Marazzini È stata una giornata molto positiva: quella della ministra è stata soprattutto una visita culturale