Corriere Fiorentino

Martina, parla uno degli accusati: fu un malore

Il processo sulla morte della ragazza a Palma di Maiorca. «Il mio rimorso? Uscire dalla stanza»

- Valentina Marotta

«Quella sera, dopo aver fumato una canna, Martina uscì di testa. Non sapeva dove si trovasse né cosa stesse facendo. Mi preoccupai e andai a chiamare le sue amiche. Il rimorso mi tormenta: se fossi rimasto con lei non sarebbe successo niente». Per la prima volta, parla Alessandro Albertoni in un’aula di giustizia. Non lo ha fatto di fronte ai giudici del tribunale di Arezzo ma ora, davanti alla Corte d’appello, racconta la sua verità sulla morte di Martina Rossi, la studentess­a, 20 anni, che perse la vita precipitan­do dal balcone di un albergo di Palma di Maiorca, il 3 agosto 2011. E per la prima volta il ragazzo aretino, capelli lunghi raccolti in uno chignon, giacca grigia, si presenta in udienza. Non era stato interrogat­o in primo grado. Così, ieri ha rilasciato una dichiarazi­one spontanea e ha ricostruit­o ciò che è avvenuto quella sera. «Dopo aver assunto la droga Martina era in stato confusiona­le», ripete il ragazzo. E poi respinge con forza la terribile accusa della Procura: «Non è caduta nel vuoto dall’hotel nel tentativo di sfuggire a una violenza sessuale».

Albertoni è stato già condannato a 6 anni in primo grado insieme all’amico Luca Vanneschi, entrambi 29 anni, per tentata violenza sessuale e morte come conseguenz­a di altro delitto. Quest’ultimo reato è estinto già per prescrizio­ne, prima ancora che il processo d’Appello si aprisse. Parlano di indagini condotte male i difensori. «Alessandro Albertoni non è stato mai ascoltato durante il processo di primo grado — dice il difensore Tiberio Baroni — Né sono stati ascoltati i tre poliziotti spagnoli che arrivarono nella camera d’albergo, né il medico legale e nemmeno la cameriera che vide Martina scavalcare il balcone. Ci si lamenta se un ragazzo viene picchiato dopo l’arresto in Turchia ma poi in Italia si impedisce di svolgere indagini per cercare la verità su una vicenda come questa». E per ascoltare tutti i testimoni, il legale ha chiesto la riapertura del dibattimen­to, in alternativ­a all’assoluzion­e piena del suo assistito così come ha chiesto l’avvocato Stefano Buricchi per Vanneschi. «Quella sera Martina andò dagli amici per farsi una canna — spiega l’avvocato Baroni — si sentì male e quando si riprese andò a vomitare dal balcone. Si sporse e cadde nel vuoto».

Ipotizza il suicidio, invece l’avvocato Buricchi. Parole pesanti per i genitori di Martina che anche ieri, come sempre, erano in aula. «Sono triste – dice indignato Bruno Rossi pensavo che l’aula di giustizia non producesse attori ma persone che cercano la verità. Hanno ridicolizz­ato Martina, ma mia figlia non andava in giro a far la scema, amava studiare e voleva diventare grande». La corte d’Appello l’11 marzo deciderà se ascoltare i testimoni, confermare la condanna o assolvere gli imputati.

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Martina Rossi aveva 20 anni quando morì cadendo dal balcone di un hotel di Palma di Maiorca

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