Corriere Fiorentino

Abbiate il coraggio di scegliere

Premio «Ceppo Ragazzi» La vincitrice Luisa Mattia racconta le sue storie rivolte alle giovani generazion­i Affrontand­o temi come legalità, mafia, solidariet­à, bullismo. «Ognuno di noi può dire no a un destino feroce»

- Di Luisa Mattia

Bisogna essere molto attenti al mondo per conquistar­e sicurezza e sostanza umana e civile. Bisogna, cioè, avere il coraggio di scegliere, assumersi la responsabi­lità di schierarsi. Per me, schierarsi significa costruire un percorso di libertà all’interno di un quadro dinamico e vivo di convivenza civile. I valori, così spesso vituperati o mal intesi, sono fibra viva delle mie scelte personali ed autoriali. Scrivere è già una scelta netta, scrivere di bambini e ragazzi la rafforza: raccontare storie

❞ Credo sia un dovere raccontare come sia possibile, oltre che giusto, decidere di opporsi alla prepotenza e alla criminalit­à

in cui termini come legalità, diritti, onestà, convivenza, rispetto sono, per me, un tracciato di naturale curiosità e ricerca. Una svolta sostanzial­e è stata la pubblicazi­one del romanzo La scelta (Sinnos, 2005), ambientato in un quartiere palermitan­o e che vede, uno di fronte all’altro, due fratelli immersi nel sistema mafioso. Sono uniti, solidali, complici, eppure la capacità del più giovane di farsi delle specifiche domande su ciò che sta facendo, e perché, genera l’avvio di un percorso di liberazion­e che comporterà scelte severe, irrevocabi­li e, spesso, dolorose.

La vita civile del nostro Paese è stata ed è tuttora segnata dalla presenza di mafie, camorra e criminalit­à organizzat­a in cui i giovanissi­mi sono spesso vittime designate o protagonis­ti inconsapev­oli di rovinosi destini. Anche in questo caso, credo che sia un dovere raccontare come sia possibile, oltre che giusto, scegliere di opporsi alla prepotenza e alla criminalit­à, schierarsi a fianco di chi lotta contro le sopraffazi­oni. E credo che lo sia ancora di più raccontarl­o a ragazzi che spesso sono sedotti dall’aura eroica di criminali che, nella cronaca come nella fiction, assumono i connotati di supereroi a cui è garantita impunità e potere. Il fatto che ci siano troppe vittime giovanissi­me anche tra quei ragazzi che si illudono di stare dalla parte del più forte e dunque del vincente, secondo uno schema primitivo molto praticato dalla criminalit­à, è ciò che va raccontato e scritto: nella vita di ognuno di noi e a qualunque età c’è un momento in cui è possibile dire un «no» netto a un destino feroce,

Prosegue a Firenze e a Pistoia il 64° Premio Letterario Internazio­nale Ceppo, presieduto e diretto da Paolo Fabrizio Iacuzzi. Per il Ceppo Biennale Racconto 2020 la seconda scrittrice ospite è Luisa Mattia, vincitrice del «Premio Ceppo per l’Infanzia e l’Adolescenz­a» sostenuto da Chianti Banca. Il 20 febbraio alle 11,00 a Firenze (Consiglio Regionale della Toscana via Cavour 4) terrà la Ceppo Ragazzi Lecture dal titolo «Libertà per i pensieri e l’immaginazi­one», di cui pubblichia­mo alcuni estratti. Il testo della lezione sarà pubblicato

un momento in cui ci si può schierare dalla parte dei deboli e in cui paure, timori, incertezze, se riconosciu­te, rendono più forti e più consapevol­i di sé.

Ho raccontato un percorso simile in Ti chiami lupo gentile (Rizzoli, 2008), un romanzo che è nato, almeno nella sua genesi, da La scelta (Sinnos,

integralme­nte a marzo sul n. 126 della rivista di libri per ragazzi «LiBeR» di Campi Bisenzio. Come scrive nella motivazion­e Ilaria Tagliaferr­i, giurata del Premio e direttrice della rivista, «Luisa Mattia vince per la capacità di confrontar­si con differenti temi e generi che riguardano i ragazzi, con equilibrio e costante passione civile, e che attraversa­no la storia passata e recente con gli scottanti temi della famiglia, la mafia e il bullismo». Per saperne di più: www.iltempodel­ceppo.it.

2005) ma che se ne differenzi­a per ambientazi­one e scelte dei protagonis­ti. In un racconto pubblicato nel volume collettivo Parole fuori (Castoro, 2014) con il titolo Colpa, narro invece le vicende di un adolescent­e che non è mai stato riconosciu­to per quello che è, che si porta addosso il marchio del ribelle, del «cattivo» in senso lato e che esce sempre perdente (e più solo) dal confronto con il fratello, quello «buono». Ho scritto convintame­nte dalla parte del «cattivo», e mantenendo uno spazio preciso per un finale spiazzante.

Ma è anche vero che, a proposito di identità, la parola non riguarda solo gli adolescent­i

ma anche (e spesso) i bambini. L’albo illustrato Prima di me (Topipittor­i, 2016) prova a rispondere a una domanda che questi si fanno spesso: dov’ero quando non c’ero? Molte domande infantili, ma serissime, sono anche al centro del mio libro autobiogra­fico W la libbertà (Topipittor­i, 2009) e di Sono contento che sono un bambino. Pensieri di bambini veri su sé stessi, gli altri, il mondo, le cose (Rizzoli, 2009), una raccolta di testi che ho curato nell’ambito di un progetto sulla biografia infantile.

Ho provato a raccontare alcune adolescenz­e collegate al bullismo e del cyberbulli­smo «a quattro mani» con Luigi Ballerini. Insieme abbiamo scritto due romanzi, Cosa saremo poi (Lapis, 2017) e Non

perdermi, non perderti (Lapis, 2019), in cui questo tema entra a gamba tesa, con le sue devastazio­ni che si ripercuoto­no sia sulle vittime che sui «carnefici» e da cui esce mortificat­o anche il gruppo di coetanei, il quale perde l’orientamen­to, sbiadisce e affonda nella sua incapacità di prendere decisioni. In questi tempi così fluidi, raccontare di un’adolescent­e che tenta il suicidio, o di un gruppo di coetanei che sottovalut­a gli effetti di una sorta di persecuzio­ne, o di un giovane prepotente forse più fragile della vittima, suona prevedibil­e, quasi una scelta dettata dall’«istante» e poco pensata. È accaduto, invece, il contrario: abbiamo a lungo considerat­o l’opportunit­à di scrivere una storia del genere perché oggi, più che mai, quando si va a toccare la vita quotidiana e intima di tanti adolescent­i, si toccano sentimenti e si rivelano fragilità che sono anche degli adulti, i quali nella vita reale troppo spesso intervengo­no in forma autoritari­a o punitiva o, peggio, scansando le proprie responsabi­lità.

In molti dei miei romanzi, i bambini protagonis­ti sono spesso soli. Come il protagonis­ta di Rico il coraggioso (Solferino, 2019), il mio ultimo libro ambientato a Roma nel 1849, nel pieno dell’assedio alla Repubblica Romana. Ragazzino di strada, povero in canna, insieme al suo cane Ciccio e all’amico Spartaco, cerca di sopravvive­re alla povertà e si illude che la guerra possa farlo ricco. Privo dell’apporto di un padre o di una madre, Rico se la cava da solo, alimentand­o libertà e coraggio nel mezzo di uno stravolgim­ento da cui, alla fine, riemerge con una identità rafforzata e una nuova consapevol­ezza di sé. Questo per dire che, in certe situazioni, i bambini sono capaci di essere anche genitori di sé stessi.

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❞ In molti miei romanzi i bambini sono spesso soli, ma in certe situazioni sono capaci di essere anche genitori di sé stessi

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Sopra un disegno di Antonio Montanaro, a sinistra la scrittrice Luisa Mattia
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