Corriere Fiorentino

E Don Pasquale finì dentro un casinò

Da venerdì al Teatro del Maggio. Il regista Bernard: un luogo perfetto per la truffa perfetta

- Francesco Ermini Polacci

Non una normale casa, come nel libretto, bensì un casinò, fatto di solide strutture architetto­niche e vetrate panoramich­e in stile anni ‘70, con bancone bar, sedie e tavolini; e un colpo d’occhio generale che può ricordare la pittura di Edward Hopper. È questa la scena che vedremo nel Don Pasquale di Donizetti al Teatro del Maggio, nuovo allestimen­to che debutta il 21 febbraio (repliche: 23, 26, 29 febbraio, 4 marzo).

Lo firma il trentatree­nne regista Andrea Bernard, stretto collaborat­ore di Pier Luigi Pizzi in diverse produzioni, assistente di Damiano Michielett­o anche nel Flauto Magico visto al Maggio e che ora realizza per intero il suo primo titolo operistico a Firenze. Le scene sono di Alberto Beltrame, i costumi di Elena Beccaro, le luci di Marco Alba. Antonino Fogliani, molto attivo in Germania e direttore musicale del Festival Rossini in Wildbad dirigerà l’Orchestra e il Coro del Maggio, affiancato da un cast che annovera nomi affermati: Nicola Ulivieri (Don Pasquale), Marina Monzò (Norina), Maxim Mironov (Ernesto), Davide Luciano (Dottor Malatesta); con loro, anche Francesco Samuele Venuti (Un notaro), giovane voce dell’Accademia del

Maggio. Ma perché ambientare il Don Pasquale proprio in un casinò? «Perché il casinò è un luogo senza tempo, dove Don Pasquale ha vissuto un’intera esistenza fatta di avidità e potere, allontanan­dosi dalle persone, impedendo al nipote Ernesto di vivere: un luogo perfetto per la truffa perfetta, dove si gioca con le vite proprie e degli altri», risponde Bernard, che ricorda di essersi avvicinato al mondo dell’opera grazie alla fiabesca Cenerentol­a di Rossini di Lele Luzzati e che si è fatto conoscere, nel 2016, vincendo l’European Opera-Directing Prize con un progetto della Traviata poi portato in scena al Festival Verdi di Parma e al Comunale di Bologna. «Il casinò ci è sembrato l’involucro migliore dove calare la vicenda di un’opera che al giorno d’oggi sarebbe la sceneggiat­ura perfetta per un caper movie (film del colpo grosso) come I soliti ignoti, la trilogia di Ocean’s. Come in questi film, anche Norina, Malatesta, Ernesto e Don Pasquale sono pronti a fare di tutto, a cambiare identità, a rischiare le sorti della loro vita pur di riuscire nel loro intento finale, ciascuno spinto da un movente diverso. Questo è il nostro Don Pasquale, un gioco di inganni e travestime­nti, di sentimenti e relazioni umane. Ed è un’opera buffa che ci fa sorridere, non ridere».

Non è una semplice burla, quella dunque giocata ai danni di Don Pasquale per far convolare a nozze Ernesto e Norina, ma una vendetta da parte di lei: «È Norina il fulcro della vicenda — aggiunge il regista — e agisce non perché di fondo cattiva, ma perché segue le sue emozioni: l’amore per Ernesto, il desiderio di rivalsa contro Don Pasquale che ostacola la sua unione. Salvo poi pentirsi, capendo alla fine l’umanità di Don Pasquale». Quest’ultimo sarà interpreta­to da Nicola Ulivieri: «Don Pasquale è un personaggi­o completo, e ora ho l’opportunit­à di farlo ancor più mio, ma rimanendo me stesso». «Lavorare al Maggio è un onore», dice Antonino Fogliani, che sottolinea quanto un’orchestra italiana abbia i colori più adatti a questo repertorio. Del Don Pasquale dirigerà la versione integrale, e con gusto filogico: «Useremo tromboni più piccoli, che producono un suono più morbido».

❞ Come un film L’opera di Donizetti al giorno d’oggi sarebbe la sceneggiat­ura giusta per la trilogia di «Ocean’s»

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(foto: Michele Monastra) Alcuni momenti delle prove del «Don Pasquale» di Donizetti
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