Dal ministero uno spiraglio per il Franchi
Col restyling diminuirebbe il consumo di suolo, per il governo giustificherebbe una norma ad hoc
La prima bozza di norma per poter intervenire in modo più estensivo sugli stadi vincolati come monumenti è già stata depositata dalla deputata Pd Rosa Maria Di Giorgi. È una norma «erga omnes» ma che ovviamente sarà rilevante per il Franchi. Ma c’è già un primo effetto ed un’apertura da parte del governo. La richiesta di Rocco Commisso di una normativa che consenta di intervenire anche sugli stadi vincolati, per renderli moderni e poter inserire attività commerciali che ne aumentino il valore e la redditività, ha fatto breccia nella politica, con anche Italia Viva, Forza Italia e Lega disponibili a sostenere una norma in questo senso. Ma la novità arriva da Roma.
Al ministero dei Beni culturali stanno valutando il da farsi: non è ancora arrivata una richiesta formale. Certamente procedere con una legge puntuale per togliere i vincoli della Soprintendenza al Franchi lascia l’ufficio legislativo perplesso: si tratterebbe di un testo troppo attento al dettaglio, quasi fatto ad hoc, anzi, ad stadium, un precedente pericoloso e le leggi devono riguardare uno spettro più ampio di casi a cui possono essere applicate. Questo è comprensibile. Ma ciò non significa che quando arriverà richiesta non si valuterà se e cosa è opportuno fare. Per restare su un piano più generale si sta valutando se è possibile inserire il caso Franchi in un intervento legislativo che riguardi i consumi dei suoli. Un testo insomma che dovrebbe favorire l’utilizzazione di quanto già c’è piuttosto che procedere con nuove urbanizzazioni. Ma è tutto ancora da decidere.
La presentazione della norma da parte di Rosa Maria Di Giorgi potrebbe accelerare la vicenda: «Gli stadi comunali, — scrive la deputata Pd — anche se tutelati come beni di interesse storico artistico o riconosciuti come monumenti nazionali, potranno essere ristrutturati con la sola delibera dell’amministrazione comunale competente. Il nuovo progetto, autorizzato dalla Soprintendenza, dovrà mantenere parti esterne del precedente stadio (la visuale, non le strutture, ndr), in grado di assicurarne la memoria e la tradizione architettonica». Una norma, che va nella direzione del «concetto di sostenibilità ecologica che il Pd ha posto al vertice delle proprie politiche. La ristrutturazione delle strutture esistenti infatti scongiurerà l’ulteriore consumo di suolo che la realizzazione di nuove strutture comporterebbe». Non solo: sul banco non c’è solo un approccio di «sostenibilità» ma anche di preservazione di queste strutture. Tutti hanno in mente le condizioni dello stadio Flaminio a Roma, che abbandonato dalle squadre romane sta cadendo a pezzi. È uno dei temi che la stessa soprintendenza, quando ha indicato i vincoli puntuali sul Franchi, ha ricordato: mantenere lo scopo per cui è nato — l’attività sportiva — era uno dei punti fondamentali per mantenere la struttura in condizioni decenti. Non solo: se non ci sarà una squadra di calcio che vorrà investire su quell’impianto perché ci deve giocare, difficilmente ci sarà chi potrà fare la copertura dello stesso. E la copertura è uno degli interventi più attesi per conservare e preservare il «monumento», dato che è in cemento armato ormai vecchio quasi di un secolo. Certo, la situazione ora è in stallo: fino all’8 aprile, data di termine del bando di gara per l’area Mercafir, non ci saranno passi ufficiali del Comune. E in Parlamento, e al governo, hanno altre priorità. E forse queste settimane serviranno per approfondire il tema, magari anche altri proprietari di squadre si potrebbero unire all’appello di Commisso.
La politica
Di Giorgi: «La scelta sarebbe coerente col concetto di sostenibilità che è centrale per il Pd»
I tempi
Fino all’8 aprile, giorno in cui terminerà il bando per la Mercafir, nessun passo ufficiale