La svolta di Rossi: «Ora test a tappeto»
La Toscana adotta la linea del professor Romagnani: cercare di isolare chi può contagiare, a partire dagli ospedali
Lo screening diffuso degli operatori sanitari e della popolazione, per individuare i positivi al coronavirus asintomatici. Il governatore Enrico Rossi, dopo una telefonata con l’immunologo Sergio Romagnani, annuncia la svolta.
La svolta sui test per il coronavirus. Il governatore Enrico Rossi annuncia «una campagna di screening diffusa», con 3.500 test col tampone faringeo al giorno e ulteriori 500 mila esami del sangue. La decisione di ampliare radicalmente la platea di persone interessate dal test è arrivata ieri dopo una telefonata che il governatore ha intrattenuto col professor Sergio Romagnani. Il noto immunologo, dalle pagine del Corriere Fiorentino, aveva lanciato un appello per aumentare la casistica delle persone da esaminare per intercettare il maggior numero possibile di asintomatici. Così da isolarli e fermare il contagio. «Mi sono sentito col professor Romagnani — dice Rossi — Condivido molte cose che ha detto, lo ringrazio per gli spunti su come condurre la campagna» sul territorio e negli ospedali, per venire incontro alle richieste del personale sanitario.
Il primo passo è il potenziamento della capacità di screening attraverso i tamponi. Dopo Le Scotte, Careggi e il Cisanello, si sono aggiunti i laboratori degli ospedali di Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Prato e anche di «un privato convenzionato»: «Invito altri privati ad unirsi a questa campagna straordinaria — dice Rossi — All’inizio eravamo capaci di analizzare 700 tamponi al giorno, entro pochi giorni arriveremo a 3.500 al giorno».
Il presidente ha poi annunciato di aver ordinato a più fornitori di mettere a disposizione 500 mila tester sierologici, che consentono con l’esame del sangue di scoprire gli anticorpi al virus. Uno strumento meno preciso, che non chiarisce se la persona positiva a questo esame sia ancora positiva o se invece abbia superato l’infezione e sia quindi «negativizzata». Così, chi dovesse risultare positivo al test sierologico verrebbe sottoposto al tampone. «Interesse primario è la tutela dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari e, quindi, i 60 mila dipendenti della sanità toscana e i 40 mila della sanità privata (terzo settore e cliniche) saranno posti allo screening», è l’annuncio di Rossi, che aggiunge: «L’interesse nostro è tutelare medici, infermieri e sanitari». Gli altri 400 mila tester saranno distribuiti sul territorio. La priorità verrà data alle province col più alto numero di contagi rispetto alla popolazione. Una volta a regime, il sistema si baserà su un’«unità speciale per ogni distretto da 30 mila abitanti»: saranno i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta a contattare l’unità e chiederle di sottoporre al test chi a loro giudizio è un sospetto contagiato.
Ieri, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sposato la nuova posizione degli scienziati sull’ampliamento della platea delle persone da analizzare rispetto al Covid: «Abbiamo un semplice messaggio per tutti i Paesi: test, test, test», ha riassunto in un tweet, che l’infettivologo pisano Francesco Menichetti in mattinata aveva commentato sui social: «Bene, cominciamo dal personale sanitario, che paga un prezzo altissimo». Sempre ieri mattina, prima dell’annuncio di Rossi, l’intersindacale medica della Toscana aveva scritto al governatore per denunciare le «lacune organizzative» della sanità regionale e indicare i rischi che corre il personale non sottoposto al test. Tanto che ieri sera, un appello allo screening in Toscana, su Change.org ha superato le 2.600 firme. Ma negli ospedali gli operatori sono richiamati dalla quarantena, se negativi al test e senza sintomi, prima della fine dei 14 giorni di sorveglianza. E, come denuncia la Uil, viene chiesto loro di firmare un’autocertificazione sul buono stato di salute.
❞ Il colloquio Ho ringraziato il professore, condivido le cose che ha detto e gli spunti su come agire
❞ L’invito Chiedo ai privati di aiutarci, dobbiamo tutelare in primo luogo il personale sanitario