BUROCRAZIA PIÙ SNELLA PER RIPORTARE QUI GLI STUDENTI AMERICANI
Caro direttore, in Italia ci sono circa 165 sedi permanenti di Università e College statunitensi, canadesi e australiani, ogni anno oltre 33.000 giovani provenienti dai rispettivi atenei passano un periodo di studio in Italia della durata che va dalle poche settimane ai sei mesi, il settore conta circa 12.000 addetti fra personale docente e non docente, l’impatto economico per l’Italia è stimato nell’ordine di oltre 700 milioni di euro annui, come investimenti e spese da parte degli Istituti, degli studenti, delle loro famiglie in visita. Per i giovani studenti l’esperienza italiana è «life changing», cambia loro la vita, letteralmente e per sempre: diventano ambasciatori dell’Italia nel loro Paese e nel mondo, tornano con la famiglia, come turisti consapevoli e, soprattutto, come investitori e mecenati.
Nella sola Firenze vi sono oltre quaranta sedi, a febbraio, quando è scoppiata l’emergenza Covid-19 in Italia, oltre 8.000 studenti erano in città, nel bel mezzo del loro Spring Semester, il semestre appunto primaverile. Nel giro di pochissimi giorni, in un susseguirsi incontrollato di notizie rimbalzate oltre Oceano, e alla fine con la proclamazione dello stato di allerta a livello 3 da parte delle autorità statunitensi nei confronti dell’intera Penisola (livello 3 vuol dire «sconsigliato andare o rimanere in quel Paese», per le zone rosse il livello è arrivato a 4, «vietato andarci»), i dirigenti di tutti gli atenei, chi prima chi dopo, dagli Usa hanno ordinato la sospensione delle attività didattiche in Italia ed il ritorno degli studenti presso l’Home Campus. Improvvisamente la città si è svuotata della presenza di questa ragazzi, una presenza importante, talvolta pure vivace se non chiassosa, portatrice di scambi umani, culturali e sociali preziosi, sicuramente di un contributo economico fondamentale per tante categorie che da anni lavorano nel settore (dagli esercizi commerciali per la ristorazione e lo svago ai proprietari di immobili che li affittano per l’alloggio dei ragazzi, alle famiglie fiorentine che ne ospitano un congruo numero, a chi organizza i «Field Trips» cioè i viaggi di istruzione in tutta Italia e in Europa, oltre ovviamente ai docenti ed allo staff che li assiste in tutto il loro soggiorno). Il loro ritorno a breve è purtroppo impensabile, il successivo periodo tradizionale di arrivo di nuovi studenti è l’estate per i cosiddetti «Summer Programs» è seriamente a rischio, ma anche il prossimo vero e proprio semestre di studio, l’autunno ovvero il «Fall Semester» appare compromesso, per il semplice fatto che le relative iscrizioni, e poi la lunga trafila per ottenere il visto di studio dai Consolati italiani inizia ora, nel mese di aprile solitamente e non sarà affatto facile far scegliere l’Italia e poi Firenze se la situazione non migliora.
L’Associazione che riunisce e rappresenta queste Università e College, Aacupi, ha fin da subito operato a tutti i livelli, locale, regionale e nazionale, per chiedere con forza immediate ed incisive misure di sostegno per il settore dello «Study Abroad» in Italia, onde consentire a chi vi lavora di superare questo momento critico e di poter rassicurare le proprie case madri e le famiglie degli studenti per i futuri semestri. La Presidente nazionale dell’Aacupi, Portia Prebys, il segretario fiorentino Fabrizio Ricciardelli, e il consigliere giuridico dell’Associazione, Gian Franco Borio, hanno presentato precise proposte al Governo nazionale così come al Governatore della Toscana e al Comune di Firenze, che ben potrebbero essere inserite nei provvedimenti che l’esecutivo ha emanato e ancor annunciato per i prossimi giorni: introduzione di procedure semplificate e velocizzate per i visti di studio onde dare più tempo per le iscrizioni al semestre autunnale, sostituzione dell’attuale permesso di soggiorno con una più snella e rapida dichiarazione di presenza per periodi di studio fino a 5 mesi (la effettiva normale durata del «Semester» in Italia), con il conseguente vantaggio di sollevare il personale di Polizia nelle varie Questure dall’attuale pesante lavoro burocratico connesso al permesso di soggiorno.
E, sotto il profilo più strettamente economico, oltre alla già approvata immediata estensione senza limitazioni della cassa integrazione guadagni a tutto il settore, la riduzione dell’Iva sugli acquisti in Italia di beni e servizi dal 22 al 10%. Molto può essere inoltre fatto in termini di immagine e dei messaggi che arrivano all’estero, negli Stati Uniti in particolare. Perché, ad esempio, non realizzare sotto la regia del Comune di Firenze un video ovviamente in lingua inglese che mostri a tutti la vitalità della città e la sua capacità di tornare ad essere protagonista della cultura mondiale anche nel tempo del coronavirus? È evidente che, come tutti dicono, bisogna «fare squadra» e lottare insieme per superare intanto l’emergenza. Poi, per (ri)costruire un ambiente che sia e, nella società dell’immagine virtuale, pure appaia nel contempo salubre ed aperto e disponibile all’accoglienza dei prossimi studenti, americani e non solo, che potranno così voler tornare nel nostro Paese e nella nostra città. Le sedi italiane di questi atenei, i loro Direttori e l’Associazione che li rappresenta sono pronti per questa sfida.
*Direttore del Kent State University Florence Center
❞ Contromisure Il coronavirus ha creato un danno economico enorme, bisogna muoversi in fretta