Corriere Fiorentino

LA DIDATTICA ON LINE E UN MURO IDEOLOGICO

- Di Alessandro Artini*

Caro direttore, come rappresent­ante dell’Associazio­ne nazionale presidi della Toscana, ma prima ancora come cittadino, resto perplesso di fronte ai comportame­nti che i sindacati della scuola hanno tenuto in questo frangente.

Ma, senza giudicare (i fatti parlano da sé…), occorre comprender­e la genesi di tali scelte. Procediamo con ordine. Mentre molti presidi italiani cercano di organizzar­e la didattica a distanza (Dad), intervengo­no i sindacati toscani (ma il documento è lo stesso di altre regioni), affermando che per «l’utilizzo di questo “strumento metodologi­co”, che può essere di ausilio alla vera didattica, non esiste alcuna normativa nel nostro ordinament­o». Proseguono, poi, «ad oggi non sussiste un obbligo contrattua­le per il telelavoro dei docenti» e citano alcune sentenze, per ricavarne che «il docente deve essere considerat­o a disposizio­ne ma senza l’obbligo di adempiere al suo orario settimanal­e». Gli insegnanti, inoltre, non possono «essere obbligati all’effettiva presenza di servizio, nemmeno telematica, riorganizz­ando il loro orario settimanal­e o convocando collegi dei docenti». In sostanza, i sindacati «diffidano i Dirigenti Scolastici» dal fare qualsiasi cosa: ulteriori riunioni non possono essere indette e la Dad non è un obbligo, ma solo una possibilit­à. Poi viene emanata la nota ministeria­le n. 388 del 17 marzo, che definisce le modalità di attivazion­e della Dad. Essa può essere discutibil­e, sul piano della riflession­e pedagogica, ma quanto meno offre supporto ai presidi e ai moltissimi docenti che si sono attivati, con dedizione e generosità. La reazione è immediata: il Ministero deve ritirare la nota e convocare i sindacati! (Sorge la domanda: «Convocarli dove e come? Se a distanza, che valore avrà la riunione?»). Per i sindacati, la didattica a distanza mette in questione l’organizzaz­ione del lavoro, quindi è roba di loro competenza. Sfugge ad essi che forse non si tratta di organizzaz­ione del lavoro, ma sempliceme­nte di lavoro, perché i docenti o praticano la didattica a distanza o non praticano alcuna didattica. Cioè non lavorano, seppur riscuotano lo stipendio. Perché i sindacati hanno preso una tale posizione, che li espone al giudizio malevolo dell’opinione pubblica e di tutti coloro che sanno di rischiare il posto di lavoro a causa dell’emergenza? Da un lato, essi hanno comparteci­pato al governo della scuola per decenni e oggi, in una situazione di emergenza, il consociati­vismo non funziona. D’altro lato, essi sono stati correspons­abili di decisioni che non erano di loro competenza, riguardant­i la politica scolastica tout court, e oggi non accettano quello che essi reputano un confinamen­to. Ma dovrebbero riflettere, invece, perché i sindacati non sono dei partiti e il loro terreno elettivo non è la politica, ma la difesa dei lavoratori. L’emergenza funziona da cartina di tornasole e mostra tutto ciò che fino ad oggi non ha funzionato. Ricordiamo­celo in futuro.

❞ Intoppi I docenti o praticano le lezioni a distanza o, pur percependo lo stipendio, non lavorano

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