Corriere Fiorentino

«Io, nonno in clausura Senza i nipoti e col pensiero ai fochi di San Giovanni»

- Franco Burberi

Caro direttore, sono un anziano fiorentino costretto come tutti in questi giorni alla clausura. Non vedo i miei nipoti che scandivano le mie giornate quando il coronaviru­s non aveva ancora fatto irruzione nelle nostre vite. Non vado più al supermerca­to perché è troppo rischioso. Le uniche mie finestre sul mondo esterno sono la television­e e il giornale che mio figlio mi porta quando viene a consegnarm­i la spesa. Ogni giorno che passa cresce sempre di più la paura. Alla mia età il tempo corre più veloce. E ogni telegiorna­le che vedo, con quella tragica contabilit­à dei morti, ho come la sensazione che quel tempo, per me e i 74 anni che mi porto sulle spalle, si accorci sempre di più. Temo che la nostra reclusione andrà avanti ancora a lungo. Qualcuno dice che potremmo arrivare anche all’estate. Si sta fermando tutto il mondo. E allora, chiuso tra le pareti di una casa diventata una prigione, il pensiero vola al 24 giugno, giorno della festa del patrono di Firenze. Mi auguro che per quella data avremo finalmente sconfitto il virus che sta annientand­o le nostre vite, così che i tradiziona­li «fochi» possano segnare la liberazion­e dall’incubo.

Ma se così non fosse, se la ricorrenza dovesse trovarci tutti ancora chiusi nelle nostre case, sarebbe un bel segnale di resistenza regalare comunque alla città quello spettacolo. Certo, difficilme­nte i «fochi» sarebbero visibili a tutti dalle finestre della propria casa, ma il suono degli scoppi in questo strano silenzio raggiunger­ebbe gran parte della città e regalerebb­e un po’ di festa e di speranza a tutti anche in un momento così duro. So che parlare di questo argomento oggi, di fronte a un dramma come quello che stiamo vivendo, potrebbe suonare quasi oltraggios­o ma credo che oggi più che mai abbiamo bisogno di aggrapparc­i a qualcosa che vada oltre la paura e il dolore di questi giorni.

Che sia il ricordo di una passeggiat­a in compagnia dei nipoti, di un compleanno da festeggiar­e, del mare che ci aspetta alla fine dell’inverno o anche di una coda all’ufficio postale per ritirare la pensione. Sempliceme­nte di una vita normale che prima sembrava banale, ripetitiva e scontata ma che oggi, vista da qui, appare invece assolutame­nte straordina­ria.

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