L’ALLARME (DIGITALE) NON SUONA DUE VOLTE
Tra le mille cose che immaginiamo su ciò che cambierà dopo la stagione del Coronavirus una rischia di essere pericolosamente tra quelle che resteranno, e cioè l’inadeguatezza delle architetture che consentono a (quasi) tutti di utilizzare la rete. Ma c’è anche un deficit di mentalità: troppo spesso il sito web o la e-mail di un ente o di un’azienda è visto come un vezzo da biglietto da visita, un fiore all’occhiello in grado di appassire ai primi climi torridi.
Non c’è bisogno di scomodare il crash del sistema dell’Inps sotto i colpi della click night per le domande del bonus da 600 euro. Accade ovunque, magari in modo meno impattante e, per fortuna, senza che si ricorra alla barzelletta degli hackers. L’intoppo, dopo le prime 700 domande, del sistema con cui il Comune di Firenze raccoglie le richieste per i buoni spesa non è grave in sé, visto che è stato in poco tempo rimesso in moto. Ma suona come un campanello d’allarme per il futuro. Sull’inserto economico di questo giornale Paolo Barberis metteva in guardia dalle inadeguatezze nelle quali, anche in buona fede, rischiano di incorrere grandi organizzazioni che, proprio per il ruolo che svolgono, dovrebbero avere sistemi con una tenuta di accessi pari a quella dei siti porno. Il paragone può sembrare osè, ma la sostanza c’è tutta. E quale migliore occasione per adeguare da subito le proprie risorse tecnologiche se non quella di un involontario stress test, tanto più in una situazione in cui tra le poche aziende ora alacremente al lavoro ci sono quelle di servizi informatici. La scuola stessa, se non vuole fallire una delle prove più importanti, non può voltarsi dall’altra parte. Certo, il compito della pubblica amministrazione non è solo quello di aggiornare i propri strumenti ma anche di contribuire all’accesso alla rete per tutti. Per l’Istat le possibilità degli italiani di collegarsi a internet sono passate dal 71% del 2017 al 75% del 2018. Un balzo, ma che mette anche in luce come uno su 4 non possa accedere alla rete e che, nonostante nella generazione della ricostruzione, quella nata tra gli anni ‘20 e i primi dei ’40, ci sia stata un’impennata di alfabetizzazione informatica, la grande maggioranza, e cioè i nostri anziani che in questo periodo cerchiamo tutti di tenere protetti, non accede a internet. Meglio pensarci ora. Il campanello d’allarme non suona due volte.