Farmaci, cibo e mascherine La catena delle 17 Contrade
Siena, dopo la rinuncia al Palio è scattata la grande mobilitazione: «Risposta eccezionale»
Suona il citofono, «chi è?». «Siamo della Giraffa, lasciamo le mascherine in cassetta». E così via, strada per strada. La rete sociale delle Contrade è talmente rodata che a mettersi in moto ci ha messo un attimo: quando il Comune ha chiesto aiuto per distribuire le mascherine casa per casa, è bastato un giro di telefonate per arruolare i volontari. Era la soluzione logistica più semplice e veloce: il centro storico, dentro le mura, è suddiviso nei 17 rioni dai confini ben definiti, ogni Contrada si è presa in carico il proprio territorio e in meno di tre giorni il lavoro è finito.
«La risposta dei contradaioli è stata ampia, dai giovanissimi ai più grandi, perfino sovradimensionata rispetto alle esigenze: è un bel segnale» spiega Claudio Rossi, Rettore del Magistrato delle Contrade e tramite con le istituzioni che, carta e penna alla mano, si è occupato di organizzare i turni. Non solo quelli delle mascherine: i contradaioli sono già impegnati, dal 20 marzo, anche nella consegna dei pacchi alimentari a chi ne ha bisogno. E anche qui, siccome i volontari disponibili sono molti di più delle famiglie che in ogni rione hanno chiesto aiuto, le Contrade di sono messe a disposizione della Caritas, tramite il Comune. Il mercoledì e giovedì, a turno, un volontario di ogni Contrada prende l’ape con cui normalmente si trasportano tortellini e casse di vino, carica i pacchi alimentari della Caritas e li consegna ai destinatari. Ognuno è dotato di mascherina, guanti, tesserino di riconoscimento, lasciapassere e un vademecum redatto dal Comune con i comportamenti da adottare per evitare contatti. È semplice e funziona. Dalla prossima settimana inizierà anche la consegna di pasti pronti preparati dalla mensa delle suore di San Girolamo. «Le nostra attività sono ferme ormai da settimane — spiega Stefano Marini, referente delle Commissioni solidarietà interne a ogni Contrada — non suonano i tamburi, non sventolano le bandiere, ma le Contrade ferme non ci stanno e esprimono così la loro generosità, anche recuperando la loro radice identitaria che sta nel mutuo soccorso e nella solidarietà».
Ci sono abituate: i contradaioli partirono a decine, da Siena, per cucinare nelle tende della Protezione Civile tra i terremotati di Norcia e prima ancora de L’Aquila. È una cosa che qui viene naturale. Non è la sola: nei giorni scorsi dai vari organi e gruppi interni alle Contrade sono arrivate all’ospedale delle Scotte donazioni di ogni tipo, mascherine, tute e soprascarpe, un ecotomografo portatile, persino un video-laringoscopio per la terapia intensiva Covid. Priori e Capitani faranno una donazione. E intanto il Comitato Amici del Palio ha chiesto ai bambini di realizzare elaborati e disegni, da pubblicare sui social per mantenere sempre vivo il legame tra «contradaioli di accesa passione». Perché si potrebbe cantare, prendendo a prestito gli stornelli tanto cari alla città, «Stasera mamma ‘un esco… perché so’ in quarantena, è triste tutta Siena ma presto finirà».