Corriere Fiorentino

Roberto Bruzzesi, 85 anni

Il bancario in pensione che teneva i conti della sua parrocchia

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«L’infermiera mi ha detto che, mentre stava per morire, si è tolto il tubo dell’ossigeno e ha detto di dire a suo figlio che gli voleva bene». Stefano Bruzzesi ha la voce strozzata mentre racconta le ultime parole di suo padre, Roberto Bruzzesi, 85 anni, scomparso in ospedale dopo aver vissuto gli ultimi anni della sua vita alla residenza per anziani «Il Bobolino», in questi giorni al centro dell’attenzione per i numerosi casi di contagio. Bruzzesi, uomo d’altri tempi, una passione per i numeri, per la contabilit­à, per l’amministra­zione. «A 19 anni — racconta il figlio Stefano, rappresent­ante per la Toscana nella direzione nazionale del Pd — ha cominciato la sua attività in banca, contare i soldi e far tornare i conti era il suo divertimen­to e questo lo ha accompagna­to per il resto della sua vita. A quell’epoca nelle banche il rapporto col cliente era sacro». Roberto è diventato direttore di varie filiali della Banca Toscana sparse per la provincia di Firenze. Era amante delle passeggiat­e all’aperto: «Quando era al Bobolino, usciva sempre a fare lunghe camminate per i viali alberati del quartiere, a volte incontrava Renzi che faceva jogging e ci scambiava qualche battuta». Da quando è morta la moglie, è stato proprio Roberto a scegliere di essere trasferito in una Rsa: era troppo doloroso vivere nelle casa dove aveva vissuto mezzo secolo con la sua amata. Era anche un uomo dedito al mondo del volontaria­to, tanto che teneva la contabilit­à e l’amministra­zione della sua parrocchia, a San Jacopino.

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