Ivana Bonechi, 80 anni
Carta e penna per scrivere soltanto una cosa: «Io amo le mie figlie»
«Mamma era una persona molto riservata. Aveva poche amiche e per questo suo atteggiamento indipendente e risoluto, da bambina i suoi coetanei l’avevano soprannominata “veleno”. Un giorno se li ritrovò sotto la finestra a canticchiare un ritornello: “Veleno, veleno. Se hai coraggio vieni giù”. Lei scese, prese una gratella dalla carne e gliela diede in testa. Questa storia ce l’ha raccontata mille volte». La figlia Michela si commuove quando parla di Ivana Bonechi. Aveva 80 anni e della gioventù aveva conservato «la frenesia per la pulizia. In casa, mai un granellino di polvere». Operaia in fabbrica, aveva dato una mano alle figlie Michela e Manila, aiutandole a crescere i loro tre bimbi che «difendeva sempre anche quando sbagliavano». Viveva a Castelfranco di Sopra con Vasco
Antonielli, sposato nel 1967. «Si erano conosciuti a ballare nel teatro cittadino e quel giorno il babbo se lo ricorda ancora. La sua Ivana era vestita di bianco ed era bellissima». Storie di incontri che all’epoca avvenivano solo nei weekend. «La domenica successiva, l’aveva rivista a Figline e da allora non si sono più lasciati». Una donna di altri tempi, ma che si concedeva il piacere delle scollature «facendo ingelosire il babbo». I primi sintomi della sua malattia sono apparsi quando aveva 75 anni. E le figlie la portarono dal geriatra. «Già non sempre ci riconosceva. La dottoressa le chiese di scrivere qualcosa e lei con la sua calligrafia infantile e un po’ storta riportò: “Amo le mie figlie”. Una frase che Michela porta ancora con sé, tatuata sul braccio.