Corriere Fiorentino

IO, UN’AUTOISOLAT­A PRIVATA DI TUTTO

- Di Francesca Pallanti*

Caro direttore, sono un medico specializz­ando che il 3 marzo ha fatto ricoverare sua madre contagiata dal Covid-19 e ha implorato che le venisse fatto il tampone.

Lei è risultata positiva; è stata un mese in terapia intensiva e adesso è da un mese in subintensi­va. Nel frattempo io sono andata a vivere da mio padre per non lasciarlo solo e abbiamo fatto la quarantena insieme. Nessuno ci ha mai fatto un tampone perché asintomati­ci, ma prima di rientrare al lavoro, mi sono impuntata perché mi venisse fatto un tampone. Bene, sono positiva, asintomati­ca, dal 27 marzo. Visto che non mi negativizz­avo e avevo paura di trasmetter­lo anche a mio padre e al mio compagno, ho accettato di venire in un hotel sanitario (hotel Caravaggio), come consigliat­o dallo stesso presidente della Regione. Sono due settimane che vivo in circa 14 metri quadrati con un bagno e non vedo anima viva. Mio padre, che è in quarantena (dal 3 marzo per via di mia mamma e poi per «causa» mia) non può fare nulla né per sua moglie (in terapia subintensi­va) né per me e l’unica cosa che ha pensato mi potesse aiutare ad affrontare meglio questa reclusione, era quello di mandarmi, una sera una pizza e un altro giorno del gelato. Bene, adesso l’hotel mi ha fatto trovare, con il pasto, che prendo sempre da fuori la porta, un biglietto

con cui mi vietano di poter ricevere cibo, che siano pizze o gelati...

Io sono pienamente conscia della mia situazione sanitaria e se ho deciso di isolarmi così tanto è solo per la comunità, per i miei colleghi che non debbano avere più tanti casi, ma sono anche una persona che dal 3 di marzo vive con l’ ansia per la madre, che sta rinunciand­o al contatto umano per senso civico ma che non può più rinunciare anche al calore umano, calore che può essere trasmesso anche con un piccolo pensiero che addolcisce queste giornate, chiuse in una stanza, (dove i contenitor­i sporchi del cibo devono restare per almeno 24 ore in camera) .

Io ho cercato questo regolament­o per le strutture sanitarie che accolgono pazienti covid positivi ma non l’ho trovato. Forse non sono stata abbastanza scrupolosa nel cercarlo, ma se anche ci fosse, pensate che chi sta in queste strutture vive una profonda solitudine, è un atto di coraggio che va valorizzat­o e non può essere abbandonat­o. Le famiglie che stanno a casa sono in pensiero per i loro parenti che sono chiusi qui dentro dove il rischio di disturbi di derealizza­zione e di depersonal­izzazione è alto. Sono ben conscia che questa sia una buona soluzione per arginare la diffusione del virus, ma non può essere una reclusione dove tutto deve essere accettato, come se avessimo una colpa ad essere qua dentro.

Non abbiamo infranto la legge, anzi stiamo rinunciand­o alla nostra libertà per il bene comune e questo non può che essere lodato.

Spero che questa lettera possa far riflettere chi prende decisioni e possa aiutare chi come me si sente isolato!

❞ Nell’hotel sanitario dove sono confinata mi proibiscon­o anche di ricevere un gelato

 ??  ?? Il biglietto ritrovato da Francesca in cui le viene proibito di ricevere tutto ciò che non sia essenziale
Il biglietto ritrovato da Francesca in cui le viene proibito di ricevere tutto ciò che non sia essenziale

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