Il caso E sul Ponte Vecchio spunta il manifesto degli orafi «Noi un simbolo. Chiuso»
Il sindaco: «Un voucher pro turismo» Ponte Vecchio: «Non si riapre»
Proteste dei commercianti di Confcommercio, da Firenze alla costa. Chiedono contributi a fondo perduto, spazi gratuiti per riaprire all’aperto, cancellazione di tasse. Il sindaco Dario Nardella li riceve e propone di riaprire all’aperto bar e ristoranti, interventi per abbassare gli affitti abbassando l’Imu ai proprietari che lo fanno (ed alzarla a chi non lo fa) e «voucher» per tutta la filiera del turismo.
Una locandina di protesta nel silenzio di Ponte Vecchio, con le sue 50 botteghe ancora serrate a causa del Coronavirus. «Ponte Vecchio resterà chiuso per assenze di risposte concrete alle esigenze del settore. Noi imprenditori ripartiremo solo con progetti condivisi e sostenibili», si legge nel manifesto.
Una decisione compatta, frutto di un doppio giro di telefonate. A nulla è valsa la lettera inviata due settimane fa al sindaco Dario Nardella, al presidente della Regione Enrico Rossi e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un appello da parte dell’associazione Ponte Vecchio a sollecitare un’attenzione mirata, speciale, al Ponte Vecchio. «Un’icona dal valore artistico e culturale e non solo per la città di Firenze», ribadisce la presidente Giuditta Biscioni, ultima generazione di una famiglia di orafi presenti sul ponte da 150 anni.
«Da una parte non ci sono i turisti e non ci saranno finché non ripartono aerei e treni — spiega — dall’altra non abbiamo indicazioni su come sanificare i negozi ed eventualmente anche la merce che è particolare, pregiata e non si può maneggiare come un tostapane. I nostri dipendenti — continua — non hanno ricevuto un soldo della cassa integrazione in deroga come promesso, mentre già si parla di reiterarla per altre 9 settimane. Chi li paga i nostri commessi? Noi non possiamo anticipare avendo investito in febbraio sulle vetrine che avrebbero dovuto scintillare a Pasqua. Inutilmente. Tutto rimandato a chissà quando».
In realtà — chiarisce Giuditta Biscioni — il sindaco Dario Nardella rispondendo per iscritto «ha mostrato sensibilità davanti ai problemi sollevati dall’Associazione Ponte Vecchio». In primis la questione degli affitti (dai 7.000 ai 15.000 mensili) insostenibili in questa situazione. Nardella nella lettera di risposta ha spiegato che ha già attivato un tavolo di discussione con le parti sociali sulla questione delle locazioni da calmierare, questione affrontata tuttavia a livello cittadino anche con le altre categorie.
Se dal governo si aspettano aiuti concreti, in termini economici, dalle istituzioni locali — quando ci saranno le condizioni per riaprire — si invoca un progetto di sorveglianza speciale. «Un cliente che entra nella nostra bottega con una mascherina che gli copre il volto è un problema, mette a rischio la sicurezza — ribadisce Giuditta Biscioni — Il rischio che altre botteghe decidano di andar via per sempre è alto. I grandi brand presenti sul ponte hanno lenito le perdite con le vendite online, ma per gli orafi che lavorano con le proprie mani secondo tradizione, l’unica risorsa è la vetrina».