Lusso, ripartenza di corsa per non perdere le griffe
Guerrini (Almax): no stop anche ad agosto
Intorno alla Almax, 270 dipendenti, 30 mila borse al mese per i grand brand del lusso, le strade sono completamente vuote. Per capire che nel distretto di Scandicci gli operai sono tornati al lavoro, bisogna varcare il cancello. Fuori c’è il vuoto, eppure secondo le stime di Confindustria Moda ieri il 90% degli insediamenti che producono per Gucci, Ferragamo, Balenciaga, Saint Laurent ha riaperto i battenti. All’ingresso un’impiegata chiede gentilmente se può misurare la febbre, dentro la fabbrica si corre per fare «un mese di maggio col botto, recuperare il tempo perso in due mesi, convincere i brand che ce la possiamo fare e scongiurare il rischio di perdere quote di mercato in favore di altri Paesi: se salta un anello della filiera ci facciamo male tutti», dice il titolare della Almax e presidente di Mita, Massimiliano Guerrini. Una corsa contro il tempo che non si fermerà nemmeno d’agosto. «A gennaio raccogliamo gli ordini dalle griffe, a febbraio cominciamo a produrre le collezioni da consegnare a luglio — dice Guerrini — I due mesi di chiusura hanno pesato in un momento di grande intensità produttiva. Adesso dobbiamo recuperare, nella speranza che le chiusure dei negozi, il fermo degli aeroporti, il blocco del turismo cinese non comportino annullamenti di ordini. Dobbiamo chiedere ai brand se sono disponibili a far slittare le consegne a fine agosto». A preoccupare non è un eventuale calo degli ordini, ma la perdita di quote di mercato: «Per un anno possiamo anche comprimere i margini, l’importante è che regga la filiera, che noi riusciamo a dimostrare che siamo i più bravi e siamo capaci di reagire con grande rapidità: altrimenti si rischia che alcune griffe decidano di spostare parte della produzione in altri Paesi, come la Spagna». Ma correre con il freno a mano tirato non è facile: le regole per il mantenimento della sicurezza nei luoghi di lavoro costano e rallentano. «I nostri dipendenti sono rientrati praticamente tutti — dice Guerrini — e oggi lavorano su due turni invece che su uno: abbiamo scaglionato gli orari per evitare di farli stare in fila, misuriamo la febbre a tutti, distribuiamo mascherine e guanti, ci sono distributori di gel disinfettante ovunque, la mensa è chiusa». Le pulizie, che prima venivano fatte tre volte alla settimana oggi si fanno due volte al giorno. Il gel adesso costa un euro a flacone, ma all’inizio di marzo Almax è arrivata a pagarlo 17,5 euro. Le mascherine (qui ne servono circa 6 mila al mese) oggi si trovano a 60 centesimi, mentre all’inizio dell’epidemia su Amazon si prendevano a 5. «Non so quanto mi è costato né quanto mi costerà — dice Guerrini — Ma è un investimento: restare chiusi per due mesi mi è costato sicuramente di più».