Sedili vuoti e borse-scudo Una ragazza al telefono rassicura: sì, sono distante...
File di sedili vuoti e uno sparuto numero di passeggeri. I timori hanno avuto la meglio tra chi solitamente si serve del treno. Ma anche i pochi pendolari che sono saliti sul regionale tra Prato e Firenze sono angosciati e si legge nei loro occhi e nei gesti che fanno. Ha paura anche il capotreno. Il treno è quello delle 8,23, solitamente il più affollato nel periodo pre-virus. E si capisce subito che aria tira: sulle banchine della stazione Porta al Serraglio, come di Prato Centrale, ci sono poche persone che si tengono ben a distanza l’una dall’altra. Si contano sulle dita delle mani. Un ragazzo va «a trovare il fratello», una donna che ha chiuso lo spazio del sedile con una grande borsa — quasi a difendersi — va «per la prima volta nel negozio» dove lavora. Indossano tutti la mascherina, molti di loro anche i guanti. Arriva il capotreno: i biglietti vengono mostrati a distanza, i gesti non necessari sono stati eliminati. Poche parole filtrate dal panno che copre la bocca, di cui s’intuisce comunque il senso, poi un cenno d’intesa e la corsa prosegue. Al cellulare una ragazza rassicura un parente: «Sto bene, siamo distanti, quella davanti a me è alla fine della carrozza, non preoccuparti!». L’inquietudine del contagio è presente, soprattutto perché tra gli scenari immaginati per la giornata di ieri c’era anche quello in cui le persone tornassero immediatamente alle proprie abitudini. La chiusura delle scuole e la paura hanno però marcato in maniera evidente il risultato: a metà mattinata dentro Santa Maria Novella a Firenze alcuni poliziotti controllano documenti e biglietti mentre altri aspettano che succeda qualcosa. «Ci hanno mandato qui per smistare le persone e contingentarle — spiega uno di loro — ma non c’è stato bisogno di nulla, nemmeno noi ci aspettavamo questa bassa affluenza».