Ore 8,15, solo in 9 a bordo La conta dei controllori, poi il via libera all’autista
Ore 8,15, in piazza San Marco arriva la linea 17, una delle più frequentate. L’autobus accosta alla fermata. Due addetti alla sicurezza Ataf salgono a bordo, contano le persone dentro il mezzo. Poi si rivolgono al conducente e dicono: «A bordo ci sono soltanto nove persone, puoi procedere, vai libero». La stessa scena si ripete quasi immutata in tutte le fermate solitamente più gettonate, come la Stazione e piazza Indipendenza. Sono i 50 controllori di Ataf che contano quanti utenti ci sono sul bus. Capienza massima diciotto persone, di cui 11 a sedere e 7 in piedi. È quanto prevede la fase 2 dell’emergenza coronavirus, iniziata ieri. Se c’è qualche utente di troppo viene fatto scendere chi è salito per ultimo, ma ieri non è mai successo. Segno che, nel primo giorno di fase 2, sono pochissime le persone che hanno viaggiato sui mezzi di trasporto pubblico. A bordo l’atmosfera non è tesa. Su molti seggiolini il cartello plastificato con su scritto, in italiano e in inglese, «Non utilizzare questo posto». E poi l’invito a rispettare le distanze di sicurezza. Con così pochi a bordo non è difficile mantenere il metro di distanza. L’abitacolo del conducente è protetto da una catena in plastica bianca e rossa. Non ci si può avvicinare, soltanto chiedere informazioni. Su ogni mezzo ci sono boccette di gel igienizzante. Tutti i passeggeri hanno mascherina, non tanti con i guanti. Per salire e scendere si usa soltanto la porta centrale. A bordo, ci sono soprattutto lavoratori. Molte donne, tante straniere. Poca gente anche alla gettonata fermata di piazza Puccini e alla stazione Leopolda. Alle 8,45 gli utenti in attesa di salire a bordo sono davvero pochi. «È da inizio marzo che non prendevo un bus — spiega una signora, che aspetta il 56 — Devo andare a ritirare la pensione».