«Il mercato salverà le imprese Ma solo con aiuti pubblici»
Giovannetti, docente di economia politica: nessuna ripresa prima del 2021 La crisi toscana è iniziata col lockdown cinese, serve liquidità al più presto
Esperta e docente di economia politica all’Università di Firenze, dove è pro rettore alle relazioni internazionali, Giorgia Giovannetti spiega che la ripresa non arriverà presto e non arriverà senza iniezioni di liquidità e sostegno pubblico. Ma la Toscana ha dalla sua la carta della qualità.
Professoressa Giovannetti, è iniziata la fase 2: che scenari vede per la Toscana?
«Non è facile ipotizzare scenari a lungo termine, per nessuno e nessun territorio o Paese. Di certo le nostre imprese sono state penalizzate ancora prima del lockdown, quando la crisi ha interessato la Cina e quindi già da gennaio. Inoltre molte delle imprese toscane fanno parte di catene di valore che comprendono molti Paesi, basta pensare a chi usa materiali o componentistica cinese, e quindi hanno risentito molto di questa situazione grave, in Italia, in Europa, nel mondo».
Molte imprese hanno sottolineato il rischio di perdere quote di mercato, anche perché in altri Stati si produceva mentre qui c’era il blocco: è così?
«Guardando allo scacchiere internazionale i Paesi che hanno avuto meno ripercussioni dal Covid come la Grecia non sono nostri diretti concorrenti e non credo che questo rischio ci sia. La Germania ad esempio, che è sì nostra concorrente, si è fermata anch’essa. Il problema immediato delle imprese è la liquidità, anche in categorie a cui non pensiamo immediatamente».
Quali categorie?
«Le faccio un esempio. A Firenze, sulla Costa, in tutta la Toscana sappiamo benissimo che il turismo è del tutto fermo, ma il turismo significa anche bar e ristoranti che a loro volta significano consumo e vendita di vino e quindi le aziende vinicole si trovano con fatturati anche ridotti del 60%. Ovvio che abbiano problemi di liquidità e non solo».
I distretti e l’export sono stati la forza della Toscana in questi anni: rischiamo di essere più penalizzati di altre regioni?
«Non credo che pagheremo un prezzo più alto alla crisi rispetto ad altre regioni o Paesi. Le imprese toscane hanno attraversato tante crisi e chi va bene lo fa perché ha trovato nicchie di mercato, ha puntato su qualità, innovazione, eccellenza tecnologica, relazioni importanti con i clienti: tutto questo non si sostituisce facilmente. Grazie a questi parametri “alti”, alla qualità, le imprese toscane possono essere competitive, hanno la forza per riprendere. Certo servono sostegni alle imprese, anche dall’Unione Europea come i recovery bond».
Che tipo di aiuto serve alle nostre imprese?
«Occorrono fondi europei ed anche italiani, erogati presto e in modo intelligente. cioè coordinandosi tra Stato, Regione e Comuni. A Firenze ad esempio gli affitti dei negozi e ristoranti sono altissimi e vanno calmierati, anche perché nessuno correrà a prendere il posto di chi lascia: questo si può fare solo con un intervento coordinato. Serve una politica pubblica per la digitalizzazione, l’innovazione e come Ateneo possiamo fare rete con imprese e pubbliche amministrazioni mettendo a disposizione la ricerca che già facciamo».
La maggioranza delle imprese toscane è di dimensioni medio-piccole, i loro costi per la sicurezza sono aumentati di molto e in più gli scenari sono di grande incertezza. Non si rischia un blocco degli investimenti?
«I costi supplementari per la sicurezza, per la sanificazione, sono alti per tutti, anche per l’Università; è chiaro che bisognerà vedere quanto questo peserà sulle imprese. Come anche guardare alle
best practice di chi ha già riconvertito la produzione che sarà da prendere ad esempio. Certamente sono indispensabili investimenti pubblici, lo stiamo già vedendo in ogni campo, che in Italia invece a causa dell’alto debito negli ultimi anni sono mancati con tagli alla sanità, alla ricerca, all’università».
Dobbiamo aspettarci una ripartenza graduale dei consumi o un rimbalzo?
«Secondo le previsioni nel 2020 non ci sarà una ripresa, per il rimbalzo che tutti speriamo dobbiamo attendere il 2021. Sarà decisivo l’andamento dell’epidemia e il suo controllo».
E quando torneranno gli studenti stranieri?
«Con gli atenei stranieri ci stiamo muovendo per rendere più semplice il meccanismo dei visti, ma ancora oggi non sappiano se potranno tornare a settembre o solamente nel 2021. Spero che il problema si possa risolvere: sono un indotto molto importante per la città ed il sistema della conoscenza».
❞ La forza è nella qualità: chi ha conquistato una nicchia non si sostituisce facilmente