«Disdette, ma caparre salve: Siena deve ripartire da qui»
Gnudi Angelini, titolare di un relais: gli stranieri torneranno, manteniamo la nostra identità
Le notti di maggio, in Toscana, hanno il profumo dell’erba tagliata che si mischia agli odori del ginepro, del rosmarino, della terra. Animate da orchestre di grilli e rane gracidanti, le notti di maggio si illuminano di lucciole intermittenti. Questi miracolosi equilibri tra silenzi e voci della natura connotano il marketing emozionale delle terre di Siena — della Toscana in genere — e lo completano insieme all’arte, alla cultura e all’enogastronomia, inducendo banchieri tedeschi o industriali americani a esclamare: «Voglio vivere là. Almeno 15 giorni». È il turismo che cerca di immedesimarsi, di sperimentare esperienze e stili di vita. Perché le terre di Siena non si va a vederle, ma a viverle. Scelte sempre di più anche come location di matrimoni da parte di facoltose coppie provenienti da tutto il mondo. Ce n’erano tanti di sposalizi vip già prenotati da aprile in avanti, soprattutto in quei relais di charme nascosti da boschi secolari. Il coronavirus ha decimato anche queste favole contemporanee. Ne sa qualcosa Elisabetta Gnudi Angelini, la proprietaria di Borgo Scopeto, dimora immersa nel Chianti, a pochi minuti da Siena, che produce anche un rinomato Brunello a Montalcino.
A Borgo Scopeto stava per cominciare la stagione dei matrimoni vip internazionali, importanti per i bilanci della sua dimora. Il virus ha stravolto tutto?
«Il virus ha avuto l’effetto della cancellazione della decina di matrimoni che avevo in agenda. Si parla di eventi con decine e decine di invitati facoltosi, che si trattengono per qualche giorno, con investimenti anche di centomila euro. Ne avevo dieci, il conto è presto fatto, si sfiora il milione di mancato incasso. Dal 15 aprile in poi sono arrivate le disdette, ma sa cosa è successo? Non hanno voluto indietro le caparre, hanno chiamato con grande umanità, hanno scelto ancora la nostra terra, accontentandosi di voucher per la prossima stagione. Pensi che un medico di San Francisco aveva depositato una caparra di 29 mila euro: fra restituirli o no, c’è una bella differenza, per i miei conti. Restituire le caparre mi avrebbe messo a terra. Invece così, anche se Borgo Scopeto ora è chiuso, ho potuto tenere a lavoro 5 dipendenti su 16 — se ne sarebbero aggiunti una cinquantina di stagionali — e adesso provvederò io a sostenere quelli che non lavorano».
Ma c’è la cassa integrazione…
«Ma cosa?! Non è arrivato nulla. Provvedo io a loro. C’è più solidarietà dagli stranieri che dallo Stato. Noi non abbiamo avuto neppure le mascherine. Anzi, voglio raccontarle di mia sorella: è tornata ieri da New York con l’unico volo Alitalia rimasto. Mentre lei si è dovuta arrangiare per le mascherine usando la cuffia della doccia dell’albergo, una comitiva di studenti cinesi in partenza per Pechino, era stata dotata dal loro governo di tute protettive, mascherine, guanti, visiera. Perfetti per la modalità del rientro a casa post quarantena».
Lei crede che a Borgo Scopeto — e in genere nelle Terre Senesi — in estate arriveranno turisti pronti anche a volare in tenuta di sicurezza, come gli studenti cinesi, pur di venire a godere delle nostre bellezze?
«Io spero di riaprire nella seconda metà di giugno. Ho avuto un paio di richieste: per esempio un meeting della Novartis per i propri manager. Loro hanno la competenza per essere tranquilli. Ecco, dovremo comunicarlo un po’ di più, perché il messaggio giunga forte e chiaro in tutto il mondo, che il virus nel Senese non ha attecchito. E dobbiamo essere in grado di farlo percepire come un sogno da vivere in sicurezza: nelle Terre Senesi il virus appassisce».
Dal Chianti trasferiamoci a Montalcino, dove lei produce
Brunello nella tenuta di Caparzo. La situazione di difficoltà di mercato è stata sottolineata dal Consorzio del Brunello, che ha chiesto lo stato di calamità…
«Sono rimasta sorpresa. Per la mia esperienza il mondo sta comprando il Brunello nonostante il Covid-19. L’annata 2015 è particolarmente prestigiosa: gli americani, i canadesi, i tedeschi e perfino i giapponesi, stanno facendo ordini importanti. Ci hanno voltato le spalle solo gli svizzeri e gli olandesi. Da oltre venti anni ho relazioni dirette con tutti i miei clienti. E questa è la comunicazione migliore».
Ma quindi la sua azienda di Brunello non subirà contraccolpi dal virus?
«Non ho il fatturato degli anni scorsi, ma per via di quella parte di ospitalità legata all’agriturismo. Per il resto non ho mandato via nessun dipendente. Lavorano in campagna, all’aperto, con le dovute misure di sicurezza e sono tranquilli. Un manager che è in smart working, mi chiede ogni giorno di tornare. È chiaro che solo il Brunello può avere ancora un mercato aperto e disponibile. Per il resto, so di marchi prestigiosi in varie zone d’Italia, che se la passano male. Anche per il Chianti Classico che produco io, siamo al 20% del venduto abituale».
Lei è stata produttrice cinematografica e c’è una scena di
Letters to Juliet, con Vanessa Redgrave e Franco Nero, girata a Borgo Scopeto, in cui appare anche il Brunello Caparzo. È il mix delle sue passioni. Sarà, questo mix del turismo di lusso e del vino prestigioso, la chiave della ripartenza per le Terre Senesi?
«Guardi, io queste Terre le ho scelte per viverci, ormai da tempo. Non vorrei avere attività imprenditoriali come le mie da nessuna altra parte che non qui. Il mondo è in ginocchio per il virus. Noi no, nonostante l’assenza del governo. Perché produciamo qualità, valori e stili di vita, non solo vino o camere di charme. Abbiamo tutto per giocarcela, meglio degli altri».
(5. Continua. Puntate precedenti: 21 aprile, Francesco Frati, rettore dell’Ateneo; 23 aprile, Fabrizio Landi, presidente Tls; 26 aprile, Nicola Sani, Accademia Chigiana; 1° maggio, Miriam Grottanelli De Santi, Siena Art Institute)
❞ Il futuro del Brunello Sorpresa dalla richiesta di calamità del Consorzio Molti clienti non ci hanno voltato le spalle