Giglio, un solo contagiato: è la genetica?
I dati dello screening di massa sui 723 abitanti dell’isola. A caccia di una spiegazione
«Le prime impressioni dopo lo screening di massa possono essere riassunte con l’attestazione che l’isola del Giglio è una sorta di paradiso in terra. Basso tasso di inquinamento, clima ideale e anche la genetica degli abitanti può aver giocato un ruolo nell’immunità dall’infezione. Sono questi i primi elementi emersi dopo la prima fase dello studio, condotto dall’Università di Milano e Trento con il supporto della Regione Toscana, su una comunità isolata in cui il contagio del coronavirus non è riuscito a far breccia. Sono stati 4 i casi positivi registrati nel corso dell’emergenza al Giglio: tutti provenienti da fuori (e tutti già guariti) e sebbene abbiano avuto contatti diretti con i residenti, nessuno di questi è risultato poi contagiato. Lo studio, condotto da Paola Cornelia Maria Muti dell’Università di Milano, è partito proprio per capire l’origine di questo fenomeno, portato avanti con uno screening di massa. Nel giro di quattro giorni 723 persone (residenti e non) si sono sottoposte volontariamente al test sierologico e soltanto una è risultata positiva, asintomatica. «All’inizio non sapevamo come interpretare questa apparente resistenza al virus — spiega Muti — Con lo screening di massa abbiamo compreso che l’assenza di casi conclamati di Covid-19 non sia verosimilmente attribuibile a un fenomeno di siero-protezione, ma ad altri fattori come il ridotto tasso di inquinamento atmosferico, le peculiari condizioni geoclimatiche e micro-ambientali, che potrebbero ridurre la carica virale del SarsCoV-2 in fase aerea o limitarne l’infettività una volta avvenuta l’esposizione». Ma non è escluso neppure che abbia giocato un ruolo «la genetica stessa della popolazione». Ora saranno fatti approfondimenti. «Questo studio — dice il governatore Rossi — potrà aiutarci a comprendere meglio le caratteristiche e le dinamiche epidemiologiche, cliniche e biologiche, determinate dal Covid».