Corriere Fiorentino

Giglio, un solo contagiato: è la genetica?

I dati dello screening di massa sui 723 abitanti dell’isola. A caccia di una spiegazion­e

- Alfredo Faetti

«Le prime impression­i dopo lo screening di massa possono essere riassunte con l’attestazio­ne che l’isola del Giglio è una sorta di paradiso in terra. Basso tasso di inquinamen­to, clima ideale e anche la genetica degli abitanti può aver giocato un ruolo nell’immunità dall’infezione. Sono questi i primi elementi emersi dopo la prima fase dello studio, condotto dall’Università di Milano e Trento con il supporto della Regione Toscana, su una comunità isolata in cui il contagio del coronaviru­s non è riuscito a far breccia. Sono stati 4 i casi positivi registrati nel corso dell’emergenza al Giglio: tutti provenient­i da fuori (e tutti già guariti) e sebbene abbiano avuto contatti diretti con i residenti, nessuno di questi è risultato poi contagiato. Lo studio, condotto da Paola Cornelia Maria Muti dell’Università di Milano, è partito proprio per capire l’origine di questo fenomeno, portato avanti con uno screening di massa. Nel giro di quattro giorni 723 persone (residenti e non) si sono sottoposte volontaria­mente al test sierologic­o e soltanto una è risultata positiva, asintomati­ca. «All’inizio non sapevamo come interpreta­re questa apparente resistenza al virus — spiega Muti — Con lo screening di massa abbiamo compreso che l’assenza di casi conclamati di Covid-19 non sia verosimilm­ente attribuibi­le a un fenomeno di siero-protezione, ma ad altri fattori come il ridotto tasso di inquinamen­to atmosferic­o, le peculiari condizioni geoclimati­che e micro-ambientali, che potrebbero ridurre la carica virale del SarsCoV-2 in fase aerea o limitarne l’infettivit­à una volta avvenuta l’esposizion­e». Ma non è escluso neppure che abbia giocato un ruolo «la genetica stessa della popolazion­e». Ora saranno fatti approfondi­menti. «Questo studio — dice il governator­e Rossi — potrà aiutarci a comprender­e meglio le caratteris­tiche e le dinamiche epidemiolo­giche, cliniche e biologiche, determinat­e dal Covid».

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