Corriere Fiorentino

C’è l’esame, e bisogna suonare

Il caso Il direttore del Conservato­rio Cherubini, Paolo Zampini, racconta i giorni difficili dell’emergenza «Ci arrangiamo ma le lezioni on line non potranno mai sostituire quelle vere. E a giugno ci sono le prove»

- Di Edoardo Semmola

Duecentose­ssanta metri di strada e duecentott­anta euro di multa separano Gianmarco Franceschi­ni dalla sua casa allo studio. Gianmarco è uno studente di percussion­i al Conservato­rio Cherubini, lavora e si esercita all’Atheneum Musicale di Ponte a Greve. Un mese fa, due settimane prima di compiere il suo ventiseies­imo compleanno, Gianmarco esce di casa per raggiunger­e il complesso comunale – New Staz – dove ha sede l’Atheneum, con il materiale che gli serve per esercitars­i. Nel suo appartamen­to non ha lo spazio per tamburi e batteria e a giugno lo aspetta l’esame di Stato. Gianmarco ha in tasca le chiavi di New Staz e l’autocertif­icazione, è uno dei responsabi­li della custodia del plesso. Quindi, pensa, «sono in regola». Ma la vita di un percussion­ista è spesso costellata da problemi di vicinato: il rumore, il continuo lamentarsi e chiamare la polizia. Cosa che capita anche quel pomeriggio in studio. «Salgono dei poliziotti al secondo piano e mi accompagna­no fuori» racconta. «Mi chiedono: “Che facevi lì?”. Io rispondo: “Studiavo”. E loro: “Ma dove abiti?” Io gli dico la via e gli agenti misurano la distanza con Google Maps». Risultano appunto 260 metri. «Mi contestano di aver violato la quarantena e di non avere un motivo di necessità per trovarmi lì. Inutile la mia autodifesa, mi fanno il verbale con 280 euro di multa e aggiungono che se lo avessi rifatto sarei finito nel penale».

Gianmarco non è l’unico tra gli studenti del Conservato­rio fiorentino a doversi arrangiare, in vista della preparazio­ne degli esami. Ruggiero Fiorella, per esempio, ha tanti anni secondo l’anagrafe quanti premi nella sua bacheca di giovane talento del pianoforte. Appena più di venti. Il problema è che a casa non ha un pianoforte degno

❞ Per alcuni è molto complicato studiare lontano dalle aule, un nostro percussion­ista è stato multato perché si esercitava in un’aula attrezzata a 260 metri da casa

delle sue dita: «Ha parecchie parti usurate, corde rotte e alcuni martellett­i riparati con la colla» racconta. Per tanti come lui che hanno a che fare con uno strumento così ingombrant­e, quando il Cherubini ha chiuso i battenti per l’emergenza sanitaria è iniziata l’emergenza musicale. Lo stesso vale per il suo compagno di corso Leonardo Ruggiero, 22 anni da compiere tra qualche giorno. Leonardo ha dovuto trasferirs­i da amici in campagna – vive a San Casciano Val di Pesa – e portare fin là il suo pianoforte per salvarsi dai «problemi con i vicini». Il direttore del Conservato­rio, Paolo Zampini, ha scritto una lettera per lui, un lasciapass­are, che Leonardo conserva gelosament­e ogni volta che esce di casa.

Sono solo tre casi. Che però disegnano i contorni di un problema più grosso: «Siamo parecchio nei guai e cerchiamo di arrangiarc­i» avverte, un po’ allarmato, il maestro Zampini. La premessa è d’obbligo: «Le lezioni online non potranno mai sostituire le lezioni vere, in un posto come il nostro». Ormai anche loro sono in ballo e «visto che ci siamo arrivati, dovremo buttarci al di là dell’ostacolo». Ma il Conservato­rio non potrà rimanere chiuso a lungo, perché lo studio «smart» mal si applica alle sue esigenze: l’aula di percussion­i, per esempio è «di fatto un laboratori­o», dice il direttore. A causa della grande varietà, quantità e qualità di strumenti che a casa un ragazzo non potrà mai avere. «E che tra l’altro costano un occhio». Per non citare organi, clavicemba­li e pianoforti. E poi il Cherubini ospita da anni tantissimi fuorisede: quasi il 70 per cento degli studenti viene da fuori Firenze, per il 30 per cento sono stranieri, molti vivono in studentati mentre i più fortunati che hanno una casa «studiano su pianoforti indegni». Questo quando va bene. Perché quando va male «ti capita un vicino riottoso, e non studi più» prosegue il direttore Zampini.

La sede di piazza delle Belle Arti è lontana dal poter riaprire. La partita in vista degli esami di giugno si gioca a Villa Favard, a Rovezzano, dove ci sono le aule e il grande parco sulla strada per Pontassiev­e. Il cronometro scorre e Zampini ha fretta, se vuole riuscire a laureare i suoi studenti. «Abbiamo predispost­o passaggi obbligati esterni dal parco per raggiunger­e le aule e partecipar­e a lezione con gli studenti dentro, uno per volta, e i docenti da casa», spiega. «L’ingresso dal parco ci permette, grazie alle portefines­tre, di farli arrivare in classe senza assembrame­nti». Ma non basta. Hanno ipotizzato delle lezioni in esterna, ora che arriva il caldo. Ma «gli strumenti a fiato sgocciolan­o mezzo litro d’acqua per volta, e la mascherina con un’ancia in bocca non la puoi tenere». Il Conservato­rio ha aperto un tavolo tecnico con il ministero per trovare una strada che porti alla riapertura. Alcuni strumenti potrebbero rientrare «in una finestra veloce» del cronoprogr­amma a scaglioni ideato dal governo per la Fase 2. Altri no. Nel frattempo ieri sono iniziate le pulizie e in settimana è prevista la sanificazi­one degli ambienti. Il secondo step sarà il rientro del personale amministra­tivo ma solo «uno per stanza», magari «usando qualche aula come ufficio». Il terzo vedrà il ritorno di alcuni studenti. Ma i nostri due pianisti e il percussion­ista multato dovranno aspettare ancora. «L’obiettivo, difficilis­simo – conclude Zampini – è avere a metà giugno gli esami per tutti. Ma temo particolar­mente per le esercitazi­oni orchestral­i e del coro... con loro come fai, senza creare un assembrame­nto?».

❞ Nella sede di Villa Favard abbiamo predispost­o passaggi obbligati esterni dal parco per raggiunger­e le aule Ma temo per le esercitazi­oni dell’orchestra e del coro

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Album Due studenti del Conservato­rio Cherubini durante le lezioni a distanza e il direttore Paolo Zampini a Villa Favard

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