Violenza in casa
Durante il lockdown raddoppiate le donne che chiedono aiuto
Nei centri antiviolenza il telefono squilla spesso, al tempo del lockdown. C’è la plurilaureata che chiede sostegno al centralino del 1522 per gli abusi subiti dal marito, già denunciato mesi prima. C’è poi la dirigente di azienda che non riesce a liberarsi di un ex fidanzato che pretende di riallacciare la relazione a suon di minacce al telefono e per sms. C’è anche la disoccupata picchiata dal partner, isolata dai familiari e dagli amici anche per colpa dell’emergenza sanitaria.
In Toscana, nel periodo compreso tra il 1° marzo e il 16 aprile 2020 è quasi raddoppiato il numero delle donne che si sono rivolte al numero verde governativo rispetto a un anno fa: dal 4,8 all’8,5 per centomila abitanti. A rivelarlo sono i dati Istat nel rapporto «Violenza di genere al tempo del Covid 19». Una tendenza che rispecchia quella nazionale: nel periodo del lockdown sono state 5.031 le telefonate al 1522, il 73 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2019.
Di segno diverso i numeri della Procura di Firenze, che denuncia un calo delle denunce per stalking (14 a marzo 2020 e 7 ad aprile) maltrattamenti (61 a marzo, 30 ad aprile) e violenza sessuale (16 a marzo e 3 ad aprile). Come si spiega? «È normale — risponde Teresa Bruno presidente di Artemisia, l’associazione che si dedica all’assistenza di donne e minori vittime di violenza — In pieno lockdown, alle richieste di aiuto non possono corrispondere alle denunce presentate alle forze dell’ordine o in Procura. La querela arriva sempre in un secondo momento, come esito di un percorso della donna abusata».
Gli accessi al centralino di Artemisia, tra marzo e aprile, hanno registrato un calo di richieste di soccorso e poi un aumento. «Spesso chi prima dell’emergenza sanitaria si era rivolta all’associazione è ritornata a chiedere supporto», spiega Bruno. Vittima di violenza può essere laureata o disoccupata, professoressa universitaria o lavoratrice al nero. Ma chi ha bisogno di aiuto è soprattutto la donna che ha perso un’occupazione e ha difficoltà a mettere insieme pranzo e cena.
«Abbiamo distribuito, con l’aiuto del Banco alimentare e Unicoop, beni di prima necessità — prosegue la presidente di Artemisia — In questo momento uno dei problemi più gravi è l’incertezza per il futuro. Già trovare lavoro era difficile prima e ora ancor di più per le donne che devono ricostruirsi una vita e un’autonomia. Più che mai le vittime di abusi hanno bisogno di risposte concrete e non di favolette. Invece la tendenza è questa: la denuncia risolve tutto». Non è così semplice per Bruno. «Quando la vittima denuncia ha già intrapreso un percorso lungo e difficile che richiede una costanza, energia e risorse. Tutto è necessario per ricostruirsi una vita e gestire la lunghezza dei processi civili e penali».
Ma attenzione, avverte Bruno, nel periodo di emergenza sanitaria la vittima di violenza non ha denunciato il compagno violento «per paura di mettere a repentaglio se stessa e i figli e per il timore di contrarre il coronavirus». In questo periodo le vittime, aggiunge Bruno, «sono riuscite a vedere la ripetitività delle dinamiche violente: il compagno avendo la compagna sotto controllo alterna atteggiamenti dolci e violenti».
Intanto, i dati Istat non sono passati inosservati. I consiglieri comunali di Campi Bisenzio hanno indossato una mascherina rossa con ricamato il numero 1522, realizzata dalla consigliera Murgia. «Un gesto semplice, carico di attenzione e cura verso un’emergenza che non si arresta e che purtroppo non ha carattere di periodicità», ha spiegato la Eleonora Ciambellotti, presidente del consiglio comunale di Campi Bisenzio. «Abbiamo da sempre lavorato sul tema della violenza di genere, in collaborazione con molte associazioni, anche del territorio». È un messaggio «che non ha colore politico, ma che riflette il modo più alto di esercitare la politica stessa: esserci per chi è in difficoltà, per chi subisce discriminazioni e violenze. Un enorme ringraziamento a tutti i consiglieri, sempre impegnati e uniti in azioni a favore delle “pari opportunità” in ogni ambito della vita sociale e comunitaria».
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