Corriere Fiorentino

A Firenze solo un decimo degli aiuti che servono

I primi aiuti sarebbero 20 milioni sui circa 200 di rosso previsto

- M.F.

Soltanto 20 milioni di euro (al momento). È il magro conteggio dei fondi in arrivo dal governo a Palazzo Vecchio secondo quanto previsto dal Decreto Rilancio, a fronte dei paventati 200 milioni di euro in meno nelle casse del Comune di Firenze da qui alla fine dell’anno.

Gli aiuti di Roma potrebbero non bastare a risollevar­e le sorti delle casse di Palazzo Vecchio. Il sindaco Dario Nardella aveva ipotizzato, da qui a dicembre, un «rosso» di circa 200 milioni di euro nel bilancio comunale. Ma da quanto deciso ieri dal governo Conte, e dai calcoli fatti dai tecnici del Comune di Firenze, l’aiuto che potrebbe arrivare sarebbe, al momento di poco superiore ai venti milioni. Certo, è solo il secondo passo fatto dall’esecutivo verso i problemi finanziari di tutti i Comuni, dopo l’anticipo del fondo di solidariet­à per garantire liquidità. Ma Nardella e i sindaci si aspettavan­o molto di più, dopo aver ricordato che sono la «prima linea» del fronte delle tensioni sociali. E se cade la «prima linea», si perde la guerra, aveva indicato Nardella.

Ieri il governo ha stanziato, nel Decreto Rilancio (l’ex Decreto Aprile, poi approvato a maggio), 3 miliardi di euro per tutti i Comuni d’Italia, oltre a 500 mila euro per Città metropolit­ane (come Firenze) e province autonome.

Nel calcolo della ripartizio­ne di questa cifra, dei 3 miliardi circa 8 milioni dovrebbero toccare proprio al capoluogo toscano. Si tratta di soldi che servono per «le funzioni fondamenta­li degli enti locali». Il 30% di questi fondi saranno erogati subito, entro il 30 giugno. Ma nel testo si evidenzia anche che entro il 2021 ci sarà una verifica «a consuntivo della perdita di gettito e dell’andamento delle spese» dell’anno. Tradotto: se si sarà preso troppo (o troppo poco) le cifre verranno poi compensant­e.

L’altra fonte di aiuto da Roma riguarda la tassa di soggiorno, una delle grandi perdite per i conti di Palazzo Vecchio. Il governo ha creato un fondo nazionale di 100 milioni (all’inizio doveva essere di 200) e da qui arriverann­o a Firenze poco meno di 8 milioni di euro: la previsione per il 2020 era di quasi 48 milioni di euro di entrate. L’amministra­zione spera che dopo gli incassi dei primi due mesi (di bassa stagione), riparta il turismo e questa entrata non sia completame­nte cancellata. L’unica altra certezza tra le fonti di incasso riguarda il Cosap, il canone di occupazion­e del suolo pubblico. Il governo ha deciso di renderlo gratuito, per dare spazi ai ristoranti e bar nelle strade, fino al 31 ottobre. I mancati incassi saranno in capo allo Stato, che «ristorerà» le cifre mancanti ai Comuni. Da questo fronte potrebbero arrivare tra i 4 ed i 5 milioni.

Ecco così i circa 20-21 milioni di euro aggiuntivi su cui può contare, ad oggi, Palazzo Vecchio, con il presidente dell’Anci Antonio De Caro che spera si apra anche la possibilit­à di avere un altro aiuto per la Tari, la tassa sui rifiuti. Qui la richiesta di Nardella e dell’assessore Federico Gianassi era di 15 milioni di euro, per tagliare la tassa alle imprese chiuse durante il lockdown.

Siamo ancora lontani dai 200 milioni, cifra monstre che aveva portato Nardella a minacciare di chiudere l’illuminazi­one pubblica per risparmiar­e. Su questa proposta il sindaco trova l’appoggio della Confcommer­cio: «Siamo pronti a spegnere tutto per testimonia­re insieme all’amministra­zione fiorentina l’assoluta necessità di provvedime­nti governativ­i e sostegni economici che aiutino a pensare al futuro» dice il direttore Franco Marinoni. Ma arriva anche l’allarme dei piccoli Comuni turistici: «Siamo al tracollo, le entrate sono ridotte ai minimi termini e i servizi essenziali sono messi a rischio» dice il sindaco di Greve in Chianti Paolo Sottani.

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