«Un cliente alla volta ma come sanifico le camicie provate?»
«La mia boutique è piccola, soltanto 45 metri quadrati, ogni volta che entrerà un cliente chiuderò a chiave il negozio e assisterò soltanto quella persona. Dopodiché, una volta che quel cliente avrà terminato i suoi acquisti, allora riaprirò la porta del negozio e farò entrare il cliente successivo».
Marco Borgioli ha una boutique in via de’ Neri che vende vestiti e accessori per uomo, è felice di riaprire dopo quasi tre mesi di chiusura, ma per lui regna l’incertezza. «Nel decreto governativo c’è scritto che bisogna sanificare, ma non si capisce cosa significhi esattamente sanificare». Borgioli, il cui negozio è socio Confesercenti, è molto diretto e sincero: «Se un cliente si prova una camicia, poi cosa devo fare, spruzzarci sopra uno spray antibatterico sanificante? La vedo molto difficile da praticare, così facendo la camicia rischia di danneggiarsi e di puzzare. Se queste sono le condizioni obbligatorie, probabilmente resterò aperto un giorno per poi richiudere il giorno successivo». Scarpe, giacche, calzini, cravatte, abiti. Tutto nel negozio è pronto. «Non vedo l’ora di riaprire, ma io lavoravo all’ottanta per cento con i turisti e credo che nessuno di loro, almeno per un anno, prenderà l’aereo per visitare Firenze e l’Italia». E allora come fare? «Dovremo fare la battaglia che provavamo a fare anche prima, ovvero tornare a guadagnare la fiducia del cliente fiorentino, che nel tempo si è perso perché ha scelto di comprare tutti prodotti di scarsa qualità made in China. Noi produciamo quasi esclusivamente made in Italy e ai fiorentini vogliamo dire di venire a comprare da noi, i nostri prodotti sono di qualità». Gel igienizzanti e guanti sono pronti all’ingresso: «Li darò ad ogni cliente, così mi tutelo, poi speriamo che queste regole diventino più permissive altrimenti è davvero dura riuscire a lavorare».