Lutto nella politica
L’addio a Kutufà, livornese di scoglio dallo stile sobrio
«Fabrizio, per questa volta l’ho sfangata». Così Giorgio Kutufà si era confidato qualche mese fa con Fabrizio Geloni, ex consigliere regionale, un amico dei tempi della Dc. Poi la malattia ha avuto il sopravvento e Kutufà, un livornese tenace, dalla battuta facile, si è arreso. Aveva 72 anni e lascia la moglie Daniela e due figli, Ilaria e Luigi.
«Kutufà era una persona perbene, un politico appassionato e lungimirante. Per me è stato un amico leale e affettuoso e mi mancherà molto», è stato il commento del presidente della Regione Enrico Rossi.
Nel panorama politico toscano Kutufà («A me quel cognome dal suono esotico faceva simpatia, come se si trattasse della versione livornese del Maharajà di Sandokan», ha commentato Andrea Romano) è stato per molti versi un atipico, dalla doppia anima. Era appassionato della politica (consigliere comunale a Livorno, poi balzo in Regione per dieci anni e infine presidente della provincia labronica) ma anche della sua professione di
commercialista e revisore dei conti (consigliere di amministrazione della Banca Toscana, poi presidente di Fidi Toscana e infine di Sici, società sviluppo imprese del centro Italia).
Era un livornese di scoglio, ma sembrava catapultato da Oxford per il suo stile sobrio e moderato e per il look sempre elegante. «Poi però te lo ritrovavi allo stadio a tifare a squarciagola per il Livorno di Protti e Lucarelli», ricorda il sindaco Luca Salvetti che, quando era giornalista a Telegranducato, lo aveva sempre ospite alla trasmissione amaranto del lunedì. Un anno fa Salvetti bussò a casa di Kutufà già molto malato: «Giorgio, mi vogliono candidare sindaco: dimmi tre ragioni per dire sì». E lui: «Ami Livorno, sei onesto e sai stare tra la gente». Nella Dc Kutufà era schierato con la sinistra di Base di Ciriaco De Mita e Mino Martinazzoli. Nel suo pantheon politico spiccavano le figure di Giorgio La Pira e Aldo Moro. Non per questo però nei quindici anni (1970-1985) in cui si è seduto negli scranni di consigliere comunale della Dc , fu tenero con il Pci. Tutt’altro. Non fece sconti ed è stato uno dei primi a denunciare le protezioni dell’economia labronica (Pci, grandi famiglie e industrie di Stato), la cui crisi è esplosa soprattutto a partire dal 2008 quando Kutufà era presidente della Provincia e sognava un’area vasta con la confinante Pisa.
E tuttavia, finita la Dc, Kutufà partecipa con Geloni e Vannino Chiti alla costruzione dell’Ulivo toscano e di Toscana democratica. Dal 1995 il suo campo di appartenenza è il centrosinistra e infine il Pd, anche se, racconta Emanuele Rossi, docente al Sant’Anna di Pisa, « il suo sogno segreto è sempre stato quello di rifare il partito dei cattolici».