Ponte Vecchio, il segnale degli orafi: tutti riaperti (per un giorno)
Lo storico gioielliere Cassetti: i turisti arriveranno, noi diamo un segnale. Anche ai fiorentini
Nel giorno che segnava la riapertura anche dei confini regionali, ieri, mentre agli Uffizi ricompariva la lunga fila all’ingresso, segnale significativo verso il ritorno a una normalità, Ponte Vecchio non poteva rimanere chiuso. E dunque tutti aperti gli orafi del ponte-simbolo, almeno per un giorno, poi si vedrà.
Il poi è già oggi, spiega la presidente dell’associazione Ponte Vecchio Giuditta Biscioni, perché sanno già che se i brand hanno riaperto lo scorso 18 maggio, forti del loro status, alcuni negozi a gestione familiare sceglieranno orari ridotti, mentre altri ritireranno giù il bandone già da stamattina, in attesa che i osserva Filippo Cassetti, storico gioielliere del Ponte Vecchio — I turisti a breve arriveranno e i fiorentini soffrono a vedere il ponte chiuso, è un’immagine tristissima. Ecco perché superando le divergenze, alla fine abbiamo deciso di dare un segnale alla città e ai governi locali e nazionali, che noi ci siamo e che vogliamo fare la nostra parte». «Io al momento ho deciso di riaprire dal giovedì al sabato — dice la presidente Biscioni, la cui famiglia è presente sul ponte da 150 anni — La nostra è una gestione familiare ed è già più facile. Altri imiteranno la mia scelta, ognuno secondo la propria coscienza, in libertà. Lo vedremo già dopubblico mani (oggi ndr)». Come abbiamo riferito in questo giornale gli orafi di Ponte Vecchio hanno deciso di rimanere chiusi il 4 maggio, primo giorno della fase 2. Una locandina di protesta affissa sulle tradizionali bande di legno dei negozi la diceva lunga sulle loro difficoltà, già annunciate con una precedente lettera al governo e alle amministrazioni locali. «Ponte vecchio resterà chiuso per assenze di risposte concrete alle esigenze del settore. Noi imprenditori ripartiremo solo con progetti condivisi e sostenibili», si leggeva nel manifesto. Gli orafi erano preoccupati degli affitti insostenibili, della mancata erogazione della cassa integrazione in deroga a parte l’assenza di turisti.
«La nostra associazione — ricorda la Biscioni — ha risposto alla crisi epidemiologica da Covid-19 chiudendo tutti gli esercizi commerciali in data 11 marzo 2020, quindi ancora prima che entrasse in vigore l’obbligo di sospensione delle attività commerciali di cui al decreto dell’11 marzo 2020. La decisione è stata presa innanzitutto a tutela della salute dei nostri dipendenti, dei nostri collaboratori, dei nostri clienti e di noi stessi, ma anche per una motivata responsabilità imprenditoriale a seguito della sopravvenuta antieconomicità nel continuare l’attività commerciale stante la drastica diminuzione di flussi prevalentemente turistici, ma anche locali. Il nostro è stato un grido d’allarme perché a rischio era ed è la sopravvivenza di un simbolo per Firenze ma anche per il mondo. Paghiamo affitti esosi e in diversi negli ultimi anni hanno dato forfait passando la mano ai grandi brand e dunque snaturando il ponte più famoso al mondo».