Uffizi riaperti con la preghiera di tre religioni
La preghiera interreligiosa con il cardinale , il rabbino Piperno e l’imam Izzedin Elzir L’annuncio di Schmidt: farò una mostra con le opere delle chiese dei nostri depositi
La benedizione dell’arcivescovo «come dopo l’alluvione». Una preghiera inter-religiosa «come dopo la bomba ai Georgofili». Una «nuova comunità civile» che si riscopre «più attenta e meno consumistica» e che rinasce, «con la luce della Genesi, illumina gli artisti» e «l’elogio della bellezza del profeta Mohamed».
Il primo giorno di riapertura degli Uffizi dopo 85 di chiusura ha vissuto una sacralità — parola non casuale visto che alle autorità civili si sono uniti i capi di tutte le comunità religiose — fuori dal comune. Dal direttore Eike Schmidt al sindaco Dario Nardella e il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, e poi il prefetto Laura Lega, la presidente degli Amici degli Uffizi Maria Vittoria Rimbotti, il cardinale Giuseppe Betori, il rabbino capo Gadi Piperno e l’imam Izzedin Elzir. Tutti hanno voluto tagliare simbolicamente il nastro della rinascita» del museo simbolo di Firenze all’interno della Sala della Niobe. E a proposito di legame tra arte e fede, l’incontro tra l’arcivescovo Betori e il direttore Schmidt è stato l’occasione, a una settimana dalla proposta del manager tedesco di iniziare a restituire le opere d’arte dei musei statali provenienti dalle chiese, per riprendere quel dibattito lanciato da Schmidt.
Il cardinale si è mostrato più freddo del direttore: «Occorre prudenza, vanno valutati i criteri, i cambiamenti delle singole chiese, le questioni relative alla tutela e conservazione». Per fare un passo avanti però Eike Schmidt ha annunciato di voler allestire «una mostra con solo beni appartenenti alle chiese e che potremmo restituire, dai depositi degli Uffizi». Opere dunque «che da decenni molti non vedono». Da realizzare «tra un anno o due». Proposta che ha incontrato il favore dell’arcivescovo anche perché non ci sarebbe « bisogno di spogliare gli Uffizi dei suoi tesori».
È stata una cerimonia solenne perché «nel corso del secolo gli Uffizi sono stati chiusi solo per quattro circostanze — ha ricordato il direttore — le due guerre, l’alluvione e la bomba ai Georgofili» e ora ci aspetta «una fase intermedia nel percorso verso il ritorno alla normalità». Cioè con pochissimi turisti. Infatti nel giorno della ripartenza gli Uffizi hanno visto 380 prenotati per la visita. Circa un decimo del numero che avrebbe fatto in un giorno di questo periodo dell’anno in era precovid. «Sappiamo che i turisti per ora saranno pochi, ma puntiamo ad arrivare a un migliaio al giorno entro breve — ha auspicato il direttore — Come accade a Boboli ora». E ha chiesto a Betori di benedire il museo «come il mio predecessore Florit fece dopo l’alluvione del 1966» ha ricordato lo stesso cardinale. Che ha specificato come fosse una benedizione allargata a tutti i culti e anche ai non credenti perché «c’è bisogno di tutti, nessuno si salva da solo». Per il sindaco Nardella è un momento simbolico di «rifondazione» della cultura e della città che lancia il messaggio «Firenze c’è, ferita, tramortita, parafrasando il sindaco Bargellini nel ‘66, ma ha voglia di darsi da fare». Per Giani questa giornata è «un cardine del percorso di rinascita della città». La prefetta Lega ha posto l’accento sulla necessità che la comunità civile riscopra «un modo più attento e meno consumistico» di vivere a iniziare dalla sua arte e cultura. Il rabbino capo Piperno ha paragonato l’arte alla «e la luce fu» della Genesi seguito dall’imam Izzedin Elzir che vede nell’arte ciò che «ci porta oltre i nostri limiti» e ha ricordato come la prima preghiera inter-religiosa sia avvenuta dopo l’attentato di via dei Georgofili del 1993, strage che è stata simbolicamente richiamata anche dalla presidente degli Amici degli Uffizi Rimbotti.
Il sindaco Nardella Firenze adesso c’è, ferita, tramortita, parafrasando il sindaco Bargellini nel ‘66, ma ha voglia di darsi da fare