Riecco il gelato dei monaci: «È la libertà ritrovata»
San Miniato, le cucine dell’abbazia in funzione. Padre Bernardo: un segno di speranza
Nell’Abbazia di San Miniato al Monte «la delizia dello spirito va a braccetto con quella del corpo» (peraltro in perfetta sintonia con la tradizione monastica da sempre impegnata nella produzione di biscotti, torte, distillati e anche erbe medicinali).
Dopo tre mesi di inattività dovuti al lockdown, la pasticceria dei monaci benedettini olivetani è tornata a sfornare dolci e creare gelati «per il conforto dei nostri tanti visitatori e fedeli». Ieri, padre Ildebrando — assistito dai confratelli Costantino, Benedetto e Angelico — ha riacceso quelle macchine ferme da troppo tempo, e il risultato finale lo si potrà gustare già da oggi nella Farmacia di San Miniato, una piccola bottega (accanto all’ingresso del cimitero delle Porte Sante) in cui la comunità monastica propone al prodotti fatti in casa. «Terminata la pausa dovuta alla pandemia, riprendiamo la nostra liturgia, le messe, l’attività pasticcera e ora anche quella della gelateria — spiega l’abate Bernardo Gianni — Segno e auspicio per tutti che questa estate, nonostante le preoccupazioni passate e future, sia il tempo di una ritrovata libertà, amicizia e speranza».
Nelle cucine del monastero, padre Ildebrando e i suoi assistenti lavorano con mascherine e igienizzanti come da protocollo antivirus: «Sono così meticolosi nelle preparazioni che sembra di essere in una sala operatoria — scherza padre Bernardo — Ciò che non cambia è la qualità del gelato e dei dolci a cui la nostra brigata di pastry chef tiene in modo particolare, aggiungendo alle diverse ricette tocchi segreti della sapienza culinaria monastica. Ci siamo avventurati su questa strada per accontentare chi, soprattutto d’estate, viene a trovarci fin quassù e dopo una lunga camminata al caldo cosa c’è di meglio in un buon gelato?». E quello dei benedettini olivtani di San Miniato al Monte era e resta di «produzione propria» e da asporto, un aspetto perfettamente in linea con le precauzioni anti Covid-19.
Per quanto riguarda le confezioni, i monaci hanno tratto il disegno riportato sulle coppette da un mosaico del 1200 che raffigura due uccellini simmetrici che si abbeverano a una sorgente, un’immagine «che a nostro avviso sembra richiamare proprio il sollievo che può dare un gelato in un giorno di canicola».
Dal cioccolato alla panna, dalla stracciatella con grani di cioccolato belga di prima qualità ai gusti alla frutta (pistacchio, fragole e frutti di bosco) e alla crema con una variante segreta: sono questi i gelati con cui i monaci pastry chef hanno deciso di riaprire la loro gelateria artigianale.
«Il paesaggio, l’architettura e il canto gregoriano — conclude padre Bernardo — ci fanno sentire strumenti di una carezza del Signore. A questi abbiamo voluto aggiungere anche alcune delizie che da sempre fanno parte della nostra tradizione e del nostro ordine. Abbiamo iniziato con una mantecatrice degli anni ‘60 e vedendo il successo del nostro gelato abbiamo acquistato una vera e propria macchina professionale».
Gusto e arte Per i disegni sulle confezioni si sono ispirati a un mosaico del 1200 che raffigura due uccellini simmetrici che si abbeverano a una sorgente