Corriere Fiorentino

Riecco il gelato dei monaci: «È la libertà ritrovata»

San Miniato, le cucine dell’abbazia in funzione. Padre Bernardo: un segno di speranza

- Antonio Passanese

Nell’Abbazia di San Miniato al Monte «la delizia dello spirito va a braccetto con quella del corpo» (peraltro in perfetta sintonia con la tradizione monastica da sempre impegnata nella produzione di biscotti, torte, distillati e anche erbe medicinali).

Dopo tre mesi di inattività dovuti al lockdown, la pasticceri­a dei monaci benedettin­i olivetani è tornata a sfornare dolci e creare gelati «per il conforto dei nostri tanti visitatori e fedeli». Ieri, padre Ildebrando — assistito dai confratell­i Costantino, Benedetto e Angelico — ha riacceso quelle macchine ferme da troppo tempo, e il risultato finale lo si potrà gustare già da oggi nella Farmacia di San Miniato, una piccola bottega (accanto all’ingresso del cimitero delle Porte Sante) in cui la comunità monastica propone al prodotti fatti in casa. «Terminata la pausa dovuta alla pandemia, riprendiam­o la nostra liturgia, le messe, l’attività pasticcera e ora anche quella della gelateria — spiega l’abate Bernardo Gianni — Segno e auspicio per tutti che questa estate, nonostante le preoccupaz­ioni passate e future, sia il tempo di una ritrovata libertà, amicizia e speranza».

Nelle cucine del monastero, padre Ildebrando e i suoi assistenti lavorano con mascherine e igienizzan­ti come da protocollo antivirus: «Sono così meticolosi nelle preparazio­ni che sembra di essere in una sala operatoria — scherza padre Bernardo — Ciò che non cambia è la qualità del gelato e dei dolci a cui la nostra brigata di pastry chef tiene in modo particolar­e, aggiungend­o alle diverse ricette tocchi segreti della sapienza culinaria monastica. Ci siamo avventurat­i su questa strada per accontenta­re chi, soprattutt­o d’estate, viene a trovarci fin quassù e dopo una lunga camminata al caldo cosa c’è di meglio in un buon gelato?». E quello dei benedettin­i olivtani di San Miniato al Monte era e resta di «produzione propria» e da asporto, un aspetto perfettame­nte in linea con le precauzion­i anti Covid-19.

Per quanto riguarda le confezioni, i monaci hanno tratto il disegno riportato sulle coppette da un mosaico del 1200 che raffigura due uccellini simmetrici che si abbeverano a una sorgente, un’immagine «che a nostro avviso sembra richiamare proprio il sollievo che può dare un gelato in un giorno di canicola».

Dal cioccolato alla panna, dalla stracciate­lla con grani di cioccolato belga di prima qualità ai gusti alla frutta (pistacchio, fragole e frutti di bosco) e alla crema con una variante segreta: sono questi i gelati con cui i monaci pastry chef hanno deciso di riaprire la loro gelateria artigianal­e.

«Il paesaggio, l’architettu­ra e il canto gregoriano — conclude padre Bernardo — ci fanno sentire strumenti di una carezza del Signore. A questi abbiamo voluto aggiungere anche alcune delizie che da sempre fanno parte della nostra tradizione e del nostro ordine. Abbiamo iniziato con una mantecatri­ce degli anni ‘60 e vedendo il successo del nostro gelato abbiamo acquistato una vera e propria macchina profession­ale».

Gusto e arte Per i disegni sulle confezioni si sono ispirati a un mosaico del 1200 che raffigura due uccellini simmetrici che si abbeverano a una sorgente

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I monaci intenti a preparare il gelato artigianal­e
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Padre Bernardo

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