Corriere Fiorentino

Fase 2 e contagi, bilancio positivo (con l’incognita della Lombardia)

Lo studio dell’Ars sulla Toscana: «Situazione favorevole. Ma non smettiamo di proteggerc­i»

- Giulio Gori

Esattament­e un mese fa, era il 4 maggio, partì la prima fase delle riaperture, con un grosso bagaglio di preoccupaz­ioni per il possibile nuovo aumento di contagi da coronaviru­s. Ora però l’Agenzia regionale di Sanità della Toscana (Ars) fa un primo bilancio, molto positivo, sugli sviluppi della curva dei contagiati, in costante diminuzion­e.

Il nuovo rapporto regionale sostiene che «la situazione in Toscana è del tutto favorevole», anche in relazione alla seconda tappa delle riaperture, quella del 18 maggio: «Nell’ultima settimana — spiega Ars — sono emerse complessiv­amente 47 nuove diagnosi: in media 6,5 nuove diagnosi giornalier­e. Nonostante non stia emergendo un numero considerev­ole di nuove diagnosi, il sistema dei laboratori continua ad assicurare la media di 3.000 tamponi ogni giorno. Gli stati clinici dei nuovi casi sono sempre più spesso asintomati­ci (quasi il 90% nell’ultima settimana)». Il basso numero di nuovi contagi, aggiunge l’Agenzia, rende inoltre semplice il lavoro dei dipartimen­ti di Prevenzion­e nel tracciare i contatti dei positivi. Negli ultimi 58 giorni, poi, negli ospedali toscani il numero dei ricoverati Covid in terapia intensiva è andato in picchiata, dai 297 intubati del primo aprile ai 25 attuali.

Anche ieri, i dati diffusi dalla Regione sono stati positivi: solo quattro nuovi contagiati, due decessi e 119 guarigioni. In totale dall’inizio del contagio, i casi arrivano a 10.121: tra questi 1.055 sono deceduti (il 10,4%), 7.060 sono guariti (69,8%), 2.006 sono ancora positivi (19,8%). Spicca poi, nel rapporto di Ars, un altro dato significat­ivo: alla fine di marzo la media dei decessi era di 25 al giorno, nell’ultima settimana si è arrivati a una media di 4 morti.

Tra le peculiarit­à toscane ci sono le caratteris­tiche sull’ospedalizz­azione: si è ricoverato meno che nelle altre regioni («Quindi si è probabilme­nte seguito maggiormen­te i pazienti sul territorio» rileva lo studio), di più invece nelle terapie intensive («Sono state utilizzate anche verso casistiche che avrebbero potuto essere trattate in reparti Covid ordinari»). Ma non c’è da abbassare la guardia. Da ieri è ripartita la possibilit­à di muoversi tra le regioni italiane (e anche tra molti Paesi europei) e, secondo la relazione, «la curva italiana delle nuove diagnosi è però ancora pesantemen­te condiziona­ta dalla curva epidemica della Lombardia, dove questa settimana la percentual­e dei nuovi casi risale rispetto alla precedente, mentre Liguria e Piemonte denunciano ancora una percentual­e di nuove diagnosi piuttosto considerev­ole».

La Lombardia, solo negli ultimi tre giorni, ha fatto registrare numeri preoccupan­ti sui nuovi positivi: lunedì sono stati 50, martedì 187, ieri 237.Tra i dati non positivi che emergono dal rapporto di Ars, c’è la lunga durata della positività dei contagiati. La media è di 35 giorni, ma se si osservano i casi clinici gravi, l’asticella si sposta a 41 giorni. Dati, spiega l’Agenzia regionale di Sanità, che devono spingere a condurre «studi maggiormen­te approfondi­ti sull’infettivit­à dei casi asintomati­ci». «Tutti gli indicatori epidemiolo­gici a nostra disposizio­ne restituisc­ono una fotografic­a confortant­e rispetto alla diffusione dell’epidemia nella nostra regione — spiega Fabio Voller, coordinato­re dell’osservator­io di epidemiolo­gia dell’Ars — Ma deve passare un messaggio di attenzione alla popolazion­e, sul costante lavaggio della mani e sull’utilizzo della mascherina in ambienti chiusi».

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