Confindustria
«C’è poca selezione nel piano regionale attrai-investimenti»
Si aprirà il 15 giugno la finestra di un mese e mezzo per la presentazione delle manifestazioni di interesse da parte di micro, piccole, medie e grandi imprese, singole o aggregate, di tutti i settori tranne quello agricolo, per Unlock Toscana, lo strumento che la Regione ha annunciato da tempo per attrarre investimenti privati con l’obiettivo di rilanciare l’economia dopo il lockdown. L’idea è quella di semplificare le procedure amministrative da un lato, e accompagnare le aziende all’accesso ai finanziamenti pubblici, oltre che a contatti con investitori specializzati. Tra le priorità strategiche le nuove filiere come le scienze della vita, la sicurezza sanitaria, la telemedicina, la sicurezza sociale e produttiva, le tecnologie digitali, l’economia circolare. La valutazione dei progetti terrà conto anche delle priorità territoriali, e la valutazione degli impatti generati in termini di volume dell’investimento e di occupazione aggiuntiva. Un primo esame del provvedimento però ha fatto alzare le sopracciglia al mondo imprenditoriale, visto che i soli paletti ben definiti sembrano essere quelli dell’ammontare minimo dei progetti di investimento — 500 mila euro nel caso delle medie e piccole imprese, 1,5 milioni per le grandi — mentre alcuni preferirebbero criteri di selezione più stringenti, per evitare aiuti «a pioggia»: «La selezione è un nodo importante — dice Fabrizio Monsani, presidente di Confindustria Firenze — affinché non si debba ricadere nei finanziamenti a pioggia, ma ci sia veramente un’attenzione a cosa finanziare per rispondere a mercati che stanno mutando, e andare verso una reale visione di chi ancora oggi col proprio prodotto avrà un mercato. Dall’altro lato, bisognerà aiutare anche le aziende che dovranno diversificarsi, anche attraverso capi-filiera che riescano a rendere queste aziende ancora più competitive». Questo perché, sostiene Monsani, «ci saranno aziende che probabilmente, con la rivisitazione delle richieste del mercato, non avranno più un prodotto spendibile».