Corriere Fiorentino

MA DI CHI È LA SCUOLA?

- Di Gabriele Toccafondi*

Caro direttore, le vicende legate alla scuola stanno facendo emergere un paradosso che covava sotto la cenere. Tutti siamo d’accordo a parole quando diciamo che: la scuola è fatta per i ragazzi.

Il dibattito pubblico, invece, quando a tema c’è la scuola, parla di altro e viene monopolizz­ato da concorsi, spesso richieste di sanatorie, scioperi. Comprendo le aspettativ­e di tanti precari che lavorano nella scuola ma a volte vedo un’ampia differenza tra questa esigenza e la volontà di far entrare a scuola i migliori insegnanti, i più motivati e bravi. Questa differenza nel dibattito pubblico raggiunge in questo difficile periodo, vette per me incomprens­ibili. Due casi negli ultimi tre mesi sono a mio giudizio risaltati evidenti. Il primo. Inizi di marzo, con la chiusura di tutte le scuole, tantissimi docenti e maestre si sono da subito adoperati per stare in contatto con i ragazzi, anticipand­o circolari e note ministeria­li sulla didattica on line. I sindacati in alcuni casi hanno inviato diffide ai presidi intimando di non effettuare didattica a distanza. Cosa simile è accaduta a livello nazionale, Ministero che elaborava linee guida urgenti su didattica a distanza e sindacati contrari. Mi chiedo: per chi è fatta la scuola?

Il secondo. Sta terminando un anno scolastico senza precedenti. Tre mesi con scuole chiuse per 8 milioni di studenti. In alcune regioni la scuola termina lunedì 8 giugno. I sindacati che fanno? Sciopero. Scioperano in un momento in cui c’è un decreto scuola che assume quasi 80 mila persone della scuola, a tempo indetermin­ato, con 1 miliardo e mezzo di investimen­ti. Sono convinto che in pochi seguiranno lo sciopero ma resta il messaggio e anche questa volta mi chiedo: per chi è fatta la scuola? Le preoccupaz­ioni delle organizzaz­ioni sindacali sulla riapertura a settembre sono giuste e anche noi ribadiamo la necessità di riaprire le scuole quanto prima e in sicurezza, non smembrando le classi e tornando alla vera ed unica didattica che funziona ovvero quella in classe, senza barriere di plexiglas, ma non è certo con uno sciopero l’ultimo giorno di scuola che diamo un aiuto a chi sta soffrendo di più in questa situazione: le famiglie e soprattutt­o i ragazzi. A questi punti se ne aggiunge uno, piccolo perché riguarda la vicenda di una singola maestra, ma gigantesco perché fa comprender­e in un colpo quella sproporzio­ne e soprattutt­o fa comprender­e molto bene che per tantissimi docenti è chiarissim­o che la scuola è fatta per i ragazzi. È la storia della maestra di Prato che ha organizzat­o una lettura di un libro all’aperto, in un parco invitando i «suoi» ragazzi — tutti a distanza — per fare quello che la scuola fa: educare, socializza­re, interagire, dialogare. A quella maestra non glielo ha ordinato nessuno, lo ha fatto perché sentiva fosse utile fare quel momento per i ragazzi. Un sindacato ha subito fatto sapere che non si poteva e doveva fare. Perché non era dovuto, perché nessuna circolare lo dice, perché mette in cattiva luce gli altri colleghi .... ma per quanto mi riguarda il vero motivo di questo accaniment­o è perché non è chiaro — così come dovrebbe essere — che la scuola è fatta solo e soltanto per i ragazzi.

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