Nella Piana che aspetta «Ma prima le strade»
L’idea della Fiorentina piace, con un’unica condizione. Il terreno è perfetto, la viabilità meno
In via Siena, a duecento metri dal terreno su cui Rocco Commisso ha messo gli occhi per fare il nuovo stadio della Fiorentina, due signore sulla settantina chiacchierano sul marciapiede. Una delle due ha al volto una mascherina nera con il disegno di un giglio viola: «Lo stadio qui? Non si vede l’ora. Sarebbe un sogno, a Campi siamo tutti tifosissimi della Fiorentina». I fiumi di sostenitori con le sciarpe viola, il rumore delle auto, gli schieramenti di polizia non sembrano preoccupare una buona parte dei residenti. Del resto, su viale Paolieri, la circonvallazione Nord di Campi, che divide l’abitato dal terreno del possibile futuro stadio, ci sono già i pannelli fonoassorbenti identici a quelli che si trovano sulle autostrade: qui, il mezzo pubblico è uno strumento quasi sconosciuto, la maggioranza della gente si muove in macchina, e quel vialone col suo flusso ininterrotto è finito davvero per somigliare a un’autostrada.
Però, dell’Autosole, che si scorge all’orizzonte, via Paolieri non ha certo la velocità. Qui le code sono la regola. E in paese, dove nessuno sembra voler alzare le barricate contro lo stadio, in cui il massimo dell’opposizione è l’indifferenza per il pallone, in cui quasi tutti sono elettrizzati dalla prospettiva delle partite a due passi da casa, la maggioranza dei campigiani pone un imperativo: «Prima però devono fare la viabilità». «Prima, non dopo!», puntualizza il dibattito che si scatena allo storico Caffè Ballerini. C’è chi è contrario a tutto quel che potrebbe sorgere sulla Piana (dall’inceneritore alla nuova pista di Peretola), ma non allo stadio. Resta però il punto fermo, illustrato da una campigiana, e approvato da tutti gli astanti: «Ci siamo già passati con I Gigli, prima hanno fatto il centro commerciale e solo dopo le nuove strade. Abbiamo passato anni d’inferno, imprigionati, senza potersi muovere da qui. Ci voleva un’ora solo per riuscire al casello o a Firenze. È un’esperienza che non vogliamo rivivere». Dall’altra parte del terreno su cui il sindaco Emiliano
Rossi e il patron Commisso vogliono costruire il sogno dello stadio, gli ultras viola hanno appeso uno striscione sulla strada: «Noi stiamo con Rocco.
Orgoglio fiorentino». Il terreno, 35 ettari, pari a 49 campi da calcio, è vergine ed è completamente piatto. Per questo, oltre al prezzo basso di vendita concesso dai proprietari privati, i costi di costruzione di un impianto sarebbero contenuti, molto minori rispetto alla Mercafir: senza cemento da rimuovere, non ci sono gli alti costi delle demolizioni e, ancora più importante, quelli altissimi per lo smaltimento. Così, l’idea di tirare su uno stadio dal nulla rappresenta la soluzione più economica e più rapida. Il grande trapezio di terra che va dall’abitato di Campi Bisenzio fino alla palestra Asmana, con a un lato il parco di Villa Montalvo e dall’altro via Allende, incarna lo spirito di Rocco Commisso e del suo «fast, fast, fast». Non ci sarebbe quasi niente da sacrificare, nessuna struttura, pochissimi alberi per gran parte di poco pregio, neppure una coltivazione: il campo è arato, ma non è seminato, e qua e là nei fossetti spuntano solo dei timidi papaveri. Anche sul piano paesaggistico, c’è ben poco da proteggere: verso Nord, i monti sono lontani all’orizzonte, c’è solo tutta pianura e spiccano il grande cartellone pubblicitario della palestra Asmana, lo svincolo dell’autostrada e il tetto turchese della chiesa di San Giovanni Battista, fatta da Giovanni Michelucci al casello di Firenze Nord. Del resto, in caso di future necessità, la zona almeno in teoria promette alla Fiorentina nuove possibilità di ampliamento del progetto. Dall’altra parte di via Allende, c’è il Prataccio, un altro campo ad uso agricolo che potrebbe fare gola a patron Commisso. Magari per un parcheggio.
Del resto, se la soluzione Campi sarebbe, per i progettisti, quella ideale, dal punto di vista logistico lascia invece un’enorme quantità di interrogativi irrisolti. Che si riassumono in uno solo: come si arriva a Campi Bisenzio? In questi giorni, col traffico ai minimi storici, dalla Fortezza da Basso di Firenze al sito campigiano sotto la lente della Fiorentina bastano appena venti minuti. Ma in condizioni normali servirebbe il doppio. Se alle auto in strada si dovessero aggiungere i mezzi privati di 35 mila tifosi viola, il rischio sarebbe il collasso del traffico.
Un eventuale progetto campigiano farebbe emergere i nodi irrisolti della viabilità fiorentina. Dalla strettoia di via di Novoli alla rotonda-geroglifico all’incrocio con via Allori, i lavori per la tramvia non hanno creato una soluzione scorrevole verso la Piana. Poco dopo si entra in una gimkana che risale invece a decenni fa: da via Geminiani alla direttrice Baracca-Pratese ci sarebbero appena dieci metri, ma le auto devono svoltare nella direzione opposta e fare un chilometro e mezzo di slalom gigante, per poter finalmente imboccare via Pratese. Dove, in ogni caso, in una giornata normale, si viaggia a passo d’uomo. E la tramvia? Il progetto di Palazzo Vecchio prevede il prolungamento della linea che arriverà alle Piagge, fino a Campi, attraverso San Donnino. Una linea inadatta ai tifosi, perché arriva a Sud del paese mentre lo stadio sarebbe a Nord. Costringerebbe perciò le forze dell’ordine a gestire la folla nelle vie strette del centro storico campigiano, un incubo per qualsiasi questore e prefetto. L’unica alternativa praticabile potrebbe essere rappresentata dalla costruzione di nuovo braccio della linea 2 della Tramvia, dall’aeroporto di Peretola fino a Campi Nord. Una linea che dovrebbe essere pronta prima dell’Rinaugurazione dello stadio. Ma ad avere voce in capitolo, su un’opera del genere, sarebbe il sindaco metropolitano. Che è lo stesso sindaco di Firenze, Dario Nardella, che lo stadio a Campi Bisenzio vede come un affronto.
La stato dell’arte Nessun vincolo, né costi di smaltimento Vicino anche un altro terreno da acquistare