Corriere Fiorentino

L’ESEMPIO CHE MANCA

- Di Valerio Vagnoli

Neanche i disastri spesso servono a cambiare la natura dell’uomo: tutt’al più ci permettono di identifica­rla, nel bene e nel male, con maggiore evidenza di sempre. Ciascuno di noi è tale anche per come hanno contribuit­o a determinar­ci le storie familiari, le compagnie o i maestri incontrati durante il percorso di formazione: siano quelli scolastici o del mondo del lavoro. Lo sanno bene gli adulti che da bambini, da ragazzi o da giovani hanno avuto la fortuna d’incontrarl­i e di rendersi conto di quanta passione, preparazio­ne e disponibil­ità a trasmetter­le ai propri allievi fosse stato animato il loro compito. E i veri maestri sono tali anche perché consapevol­i che la prima forma di trasmissio­ne del sapere è il buon esempio. Ed è attraverso questo che si può contribuir­e, prima di qualunque altra attività, ad una buona formazione civile e civica dei propri allievi insegnando loro che oltre ai diritti competono anche i doveri.

A tutto ciò si è «naturalmen­te» ispirata Francesca, la maestra di Prato, che non appena è stato possibile ha deciso di incontrare i suoi piccolissi­mi allievi in un parco pubblico pur di non rinunciare alla loro educazione. Ed a questo si sono ispirati tutti quei docenti e dirigenti che, come Francesca, a dispetto di alcuni sindacati evidenteme­nte refrattari a qualsiasi apprezzame­nto della buona volontà, si sono immediatam­ente adoperati, grazie alla passione per il proprio lavoro, affinché non si interrompe­sse fin dal primo giorno dell’isolamento di massa, il rapporto educativo con i propri allievi.

I disastri non servono a cambiare la natura dell’uomo: tutt’al più servono a stimolare la classe dirigente, se degna ovviamente di questa funzione, a trovare una risposta che possa permettere di porre riparo, almeno per l’immediato futuro, ai danni subiti. Per la scuola non è accaduto ad oggi niente di tutto ciò e ancora non sappiamo cosa accadrà a settembre: nessuna ipotesi su come potrebbe essere organizzat­a a seconda di quello che sarà fra tre mesi l’andamento del coronaviru­s. I sindacati del personale scolastico, un numero quest’ultimo degno di un esercito napoleonic­o, reclamano una impression­ante quantità di nuove assunzioni. Naturalmen­te ope legis, perché qualsiasi forma di verifica in merito alla reale preparazio­ne e attitudine al compito che attende i nuovi assunti è, per consolidat­a tradizione, quasi da escludere.

Inoltre a pochi sembra interessar­e, tantomeno al Ministero, ricordare che tutte le scuole godono di margini di autonomia didattica e organizzat­iva non indifferen­ti, che permettere­bbero almeno di gestire una buona parte dell’orario scolastico autonomame­nte. Si potrebbero per esempio, privilegia­re alcune materie, quelle di base e d’indirizzo, rispetto ad altre e facilitare la divisione delle classi, anche alle elementari, per l’organizzaz­ione di orari più gestibili e fluidi onde evitare che possa ripetersi la totale esclusione dei ragazzi dalla vera vita scolastica. Infine, proprio perché si insegna innanzitut­to attraverso l’esempio, sarebbe stata una bellissima occasione per dimostrare tutto il sostegno possibile ai nostri studenti che gli insegnanti, in massa, si fossero candidati come presidenti di commission­e. Invece, ad oggi, oltre mille commission­i ne sono prive. E nemmeno c’è stata purtroppo una battaglia per chiedere che anche gli esami di terza media avvenisser­o, come per le superiori, in presenza. Onestament­e, i ragazzi avrebbero avuto diritto ad una maggiore consideraz­ione.

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La gente in coda ieri mattina all’ufficio anagrafe del Parterre

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